La mostra STOP DRAWING. Architettura oltre il disegno, allestita al MAXXI di Roma fino al 21 settembre, propone una riflessione articolata sul ruolo del disegno nell’architettura contemporanea e sulle trasformazioni che hanno investito i linguaggi della rappresentazione progettuale. Parte del programma del dipartimento di Architettura e Design contemporaneo diretto da Lorenza Baroncelli e curata da Pippo Ciorra, l’esposizione indaga l’evoluzione degli strumenti attraverso cui l’architettura si esprime, in un contesto culturale e tecnologico profondamente mutato.
A partire dalla centralità storica del disegno come fondamento del pensiero architettonico, la mostra evidenzia come, dagli ultimi decenni del Novecento, l’affermarsi di tecniche digitali e pratiche alternative abbia progressivamente ridefinito il modo di concepire e comunicare lo spazio. Le opere esposte, di autori significativi provenienti anche dalle collezioni del museo, conducono il visitatore in un percorso che attraversa il passaggio dal disegno a mano alle simulazioni digitali, dai collage alle installazioni, fino a pratiche performative e partecipative. L’architettura si apre così a un ventaglio di linguaggi che influenzano non solo la rappresentazione, ma anche il significato stesso del progetto.
Superstudio, Le dodici città ideali, Prima città. Città 2000T, 1971. Courtesy Fondazione MAXXI, Collezione MAXXI Architettura e Design contemporaneo, Fondo Superstudio.
Il percorso espositivo, progettato dallo studio DEMOGO, si sviluppa in cinque sezioni e si adatta agli spazi articolati della Galleria 3 del MAXXI, suggerendo un dialogo tra la sequenza spaziale e la percezione del visitatore. Ogni sezione affronta una trasformazione dei linguaggi architettonici, mettendo in relazione opere e temi che testimoniano la ridefinizione del progetto.
Il punto di partenza è affidato al patrimonio di disegni autoriali della Collezione Architettura del museo, con opere di Carlo Scarpa, Aldo Rossi e Giancarlo De Carlo. Esposte lungo la rampa come in una quadreria contemporanea, queste rappresentazioni illustrano il ruolo che il disegno ha avuto nel consolidare l’identità disciplinare dell’architettura italiana nel secondo Novecento. La selezione include elaborati tecnici e visioni più libere, a conferma della varietà di interpretazioni che il disegno ha accolto.
Aldo Rossi e un tappeto, s.d. Courtesy Fondazione MAXXI, Collezione MAXXI Architettura e Design contemporaneo, Archivio Aldo Rossi ©Eredi Aldo Rossi.
Segue una sezione dedicata all’impatto delle tecnologie digitali. Si documentano i primi tentativi di superare il disegno tradizionale attraverso la programmazione, con il Generator Project di Cedric Price e John Frazer o l’intervista a Nicholas Negroponte su “The Architecture Machine”. In questo contesto si inseriscono anche le ricerche di Matias del Campo, Sandra Manninger, Lucia Tahan e altri protagonisti dell’architettura algoritmica e generativa, che negli ultimi vent’anni hanno esplorato le potenzialità dell’informatica nel ripensare strumenti, processi e risultati della progettazione.
La terza parte della rassegna indaga il valore politico dell’architettura e raccoglie pratiche in cui il progetto diventa risposta a temi come giustizia sociale, ecologia, decolonizzazione. Accanto a progetti editoriali e teorici, come “The Funambulist Magazine” di Léopold Lambert, sono presentate esperienze basate sul coinvolgimento diretto delle comunità, tra cui la Floating University realizzata a Berlino da Raumlabor e Sexy Assemblage del collettivo Orizzontale.
Hans Hollein, Collage for Bau, issue 5/6/1965. Collage ©Private Archive Hollein.
Un ulteriore passaggio esplora l’incontro tra architettura e arti visive, mostrando come l’estensione dei mezzi espressivi apra il progetto a nuovi territori simbolici e percettivi. I lavori di Frank Gehry, Enric Miralles e Benedetta Tagliabue, November Wong, Olafur Eliasson, Frida Escobedo, Gordon Matta-Clark, Cyprien Gaillard, Philippe Rahm e Hans Hollein testimoniano una pluralità di approcci che, attraverso collage, tessuti, performance, narrazioni illustrate e realtà virtuali, reinterpretano il progetto come atto creativo totale, in grado di valicare le convenzioni disciplinari.
L’esposizione si chiude con una riflessione sul disegno come atto volontario e consapevole. In un panorama dominato dal digitale, alcune figure ne riaffermano il valore tecnico, concettuale ed espressivo, mantenendolo al centro del proprio metodo progettuale. Le opere di Jorinde Voigt, Jo Noero, Atelier Bow-Wow, Jimenez Lai, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo e CAMPO rappresentano un’idea di resistenza culturale, in cui la mano dell’architetto continua a tracciare una visione personale dello spazio.
November Wong, The Drawing Machine. Courtesy of The Artist.
La mostra in corso al MAXXI mette in evidenza come oggi più che mai l’architettura non possa essere compresa attraverso un solo linguaggio. Se il disegno ha rappresentato per secoli la forma privilegiata della sua espressione, oggi è proprio nel confronto tra strumenti diversi – tradizionali e sperimentali, manuali e digitali, visivi e performativi – che si gioca la possibilità di immaginarne il futuro.
Vista dell’allestimento. Foto: ©Vincenzo Labellarte, courtesy Fondazione MAXXI.
English Summary
The exhibition STOP DRAWING. Architecture beyond the drawing, part of the programme of the Department of Contemporary Architecture and Design directed by Lorenza Baroncelli and curated by Pippo Ciorra, explores the evolution of architectural representation in a context marked by digital transformation and new cultural paradigms. From the traditional role of drawing as a founding tool of spatial thinking, the exhibition moves through five thematic sections that investigate how architecture today engages with algorithms, activism, artistic practices, and multimedia languages. Works by figures such as Carlo Scarpa, Cedric Price, Léopold Lambert, Olafur Eliasson, and Maria Giuseppina Grasso Cannizzo reflect the shift from manual representation to a multiplicity of tools and methods. The exhibition highlights how architecture is increasingly shaped by the intersection of design, technology, and politics, and concludes by reaffirming the enduring value of drawing as a deliberate and expressive choice.
Vista dell’allestimento. Foto: ©Vincenzo Labellarte, courtesy Fondazione MAXXI.