Nel programma di Mantovarchitettura 2025 trova spazio Warm Modernity. Architettura indiana, costruzione della democrazia, una mostra che riflette sull’eredità del Moderno in India, riletta alla luce dei processi di decolonizzazione e delle scelte politiche intraprese dopo l’indipendenza del 1947. Al centro del percorso espositivo vi è un protocollo di pianificazione urbana redatto nel 1945 da Otto Koenigsberger, adottato in numerosi contesti in India e altrove, che pone le basi per una forma di architettura partecipativa volta all’inclusione interculturale.

Chandigarh, 2015. Foto: ©Marco Introini.

Curata da Marco Introini con Maddalena d’Alfonso e Jacopo Galli, la mostra è frutto di una ricerca italo-indiana durata cinque anni, già confluita in una pubblicazione premiata a livello internazionale. Presenta quattro esempi emblematici di città democratiche pianificate – Jamshedpur, Bhubaneswar, Faridabad e Chandigarh – nate dall’intersezione tra le esperienze di architetti europei come Frey, Drew e Le Corbusier e quelle dei protagonisti della scena indiana come Varma, Doshi, Correa e Rewal. Le architetture di queste città sono descritte attraverso un apparato fotografico in bianco e nero realizzato da Introini, che documenta lo stato attuale dei luoghi, con particolare attenzione alla conservazione delle strutture moderniste, oggi considerate al pari delle aree tutelate in Europa.

Foto: ©weArch.

English Summary
Part of Mantovarchitettura 2025, the exhibition Warm Modernity. Indian Architecture, Building Democracy reflects on how modernist architecture and participatory planning contributed to shaping post-independence India. Curated by Maddalena d’Alfonso and Marco Introini, it focuses on four planned cities — Jamshedpur, Bhubaneswar, Faridabad, and Chandigarh — presented through Introini’s black-and-white photographs. The project stems from a five-year Italian-Indian research exploring architecture’s role in democratic and post-colonial contexts.

Foto: ©weArch.