Roma ha forse smesso di essere interrotta? O ha finalmente capito che deve lavorare su una programmazione spazio-temporale multilivello? Come andrà davvero a finire non si sa, intanto l’esito dell’imponente lavoro del Laboratorio Roma050 diretto da Stefano Boeri è stato presentato in Campidoglio, alla presenza del Sindaco Roberto Gualtieri, dell’Assessore all’Urbanistica e alla Città dei 15 minuti di Roma Capitale Maurizio Veloccia e dell’archistar Rem Koolhaas.  

Come sarà Roma nei prossimi cinquant’anni? Chissà. O almeno, era così fino a poco fa: se avessimo chiesto ad un qualunque romano di raccontare la sua idea di sviluppo della città probabilmente non avrebbe saputo rispondere. Roma del resto per troppo tempo ha sofferto di un’assenza di progettualità proiettata in avanti: in quanto “eterna” ha infatti sempre dimostrato un certo grado di indolente resilienza verso quello che la storia lasciava accadere, una complessa stratificazione fisica e culturale che, pur essendo la sua forza, talvolta le ha fatto far fatica a conciliare il passato con in futuro. L’ultima vera occasione di riflessione profonda in tal senso risale probabilmente al 1978 con Roma Interrotta, la mostra curata da Costantino Dardi e Piero Sartogo ai Mercati Traianei che provava a fare un confronto tra la settecentesca città del Nolli e una Roma immaginaria ma contemporanea divisa in 12 quadranti, ciascuno affidato ad un architetto internazionale.
Per questo circa due anni fa si è sentita l’esigenza di mettere su un gruppo di lavoro capace di riportare in primo piano la qualità del disegno urbano e prefigurare scenari possibili, mappe, analisi critiche, simulazioni, interventi che potessero servire da indirizzo per l’Amministrazione e lo sviluppo della sua Città dei 15 minuti. L’obiettivo?Delineare una possibile visione per il futuro di Roma: un modo per superare la logica dell’immediato e iniziare a progettare anche il futuro prossimo, ciò che le politiche dovrebbero attivare oggi avendo come riferimento un chiaro orizzonte intenzionale”.

L’archeologia diffusa come risorsa culturale, formativa ed economica, visione proposta da Laboratorio Roma050.

E così a 18 mesi dall’avvio dei lavoridopo una lunga fase di ascolto, con una tappa al museo Macro a febbraio 2024 e l’annuncio di un follow up, nel prossimo autunno, sempre nel museo di via Nizza – nella Sala della Protomoteca del Campidoglio pochi giorni fa c’è stata la presentazione dei lavori del Laboratorio Roma050, il gruppo, promosso da Roma Capitale e dall’Assessorato all’Urbanistica con Risorse per Roma S.p.A., coordinato dagli architetti Eloisa Susanna e Matteo Costanzo e composto da Giorgio Azzariti, Giulia Benati, Jacopo Costanzo, Margherita Erbani, Carmelo Gagliano, Susan Isawi, Riccardo Ruggeri, Marco Tanzilli (architetti e progettisti under 35 selezionati tra oltre 350 candidature).
Diretto da Stefano Boeri (ebbene si, un milanese) il team ha lavorato su molte tematiche: cambiamento climatico, ricucitura degli spazi urbani e sociali, giustizia spaziale, innovazione, valorizzazione della stratificazione storica e biologica della città, qualità ambientale, centralità della produzione e della cultura, e ancora, vicinanza dei servizi, allargamento dei diritti di cittadinanza, riqualificazione delle periferie e creazione di una continuità ecologica e paesaggistica.
Quello che ci consegnano è il disegno ragionato di una Roma possibile nel medio e lungo periodo”, ha dichiarato Maurizio Veloccia. “Una Roma che faccia dei servizi ecosistemici la base del suo sviluppo futuro, che sappia coniugare sviluppo e natura, innovazione e inclusione (…) Il coraggio di affrontare i cambiamenti necessari e la capacità di gestire tale transizione in modo equo costituiscono la più grande sfida per chi è chiamato a governare le città. Il lavoro del Laboratorio ci consegna spunti, riflessioni, idee e progetti che possono aiutare a guidare tale transizione”.

Roma, il Mediterraneo e il Sistema delle acque, visione proposta da Laboratorio Roma050.

Tre universi temporali, tre assi di sviluppo, tre mappature

Il team ha lavorato su tre segmenti temporaliun futuro istantaneo (da oggi al 2030), un futuro strategico (2030-2050) e un futuro ipotetico (2050 e oltre) – delineando tre scenari possibili e tre documenti, che saranno messi a disposizione della collettività, frutto del dialogo con la città e i suoi interlocutori, figure trasversali oggi indispensabili nella pianificazione urbanistica e sociale.

Atlante delle trasformazioni Roma 2030, Laboratorio Roma050.

L’Atlante delle Trasformazioni, dettagliata e articolata mappatura delle trasformazioni in atto, dei progetti esistenti, delle traiettorie emergenti, delle intenzioni e degli spazi in attesa. Uno strumento, realizzato con il supporto di Risorse per Roma S.p.A., per orientarsi nella complessità del presente.  L’Affresco della Roma Futura, la visione strategica che proietta la città al 2050 e che, basandosi sulle evidenze raccolte nell’Atlante, offre un possibile orientamento delle politiche urbane a medio e lungo termine. La visione proposta dall’Affresco si fonda su tre grandi strategie territoriali: l’acqua e il tessuto idrografico, dai fiumi al mare ai grandi parchi; l’archeologia con il suo ancora enorme potenziale di valorizzazione (contati ci sono 28.500 punti notevoli) e il GRA – Grande Raccordo Anulare, che da barriera si trasforma in collegamento che ricuce il sistema radiale delle consolari. Lo studio si conclude con una sezione manifesto, La Carta per Roma 2050, un collettore, una messa a sistema di quanto raccolto nei due documenti precedenti, che propone suggestioni, principi e traiettorie capaci di stimolare il pensiero e orientare le politiche di trasformazione urbana oltre il 2050, fornendo una guida fatta anche di scelte radicali.

Atlante delle trasformazioni Roma 2030, Laboratorio Roma050.

Il futuro di una grande e complessa città come Roma va declinato al plurale”, ha commentato il direttore del Laboratorio Roma050 Stefano Boeri. “C’è il futuro istantaneo, dei progetti in corso di realizzazione o pronti a partire, che parla di una metropoli con grandi problemi ma anche grandi energie, che sta recuperando il tempo perso grazie a decine di interventi di riqualificazione urbana ed ambientale. C’è un futuro strategico, che guarda al 2050 e immagina una metropoli con la forma di un arcipelago, composta da oltre 250 piccoli quartieri, che scopre anche fuori dal centro centinaia di siti archeologici e riconquista, come fosse un grande parco, un rapporto unico con la natura e l’agricoltura e che cambia – da barriera a magnete di attività e servizi – il ruolo del GRA. Infine, c’è un futuro ipotetico, auspicato ma ancora incerto, che immagina nella seconda metà del secolo una metropoli che veda ripopolarsi di residenti il suo cuore antico e svettare l’EUR come un hub internazionale polivalente – e che soprattutto prevede una Roma che nasca anche dal mare, dal Tevere e dall’Aniene, con Ostia come centro dell’Unione dei Paesi del Mediterraneo. Tre futuri a diversa gradazione di realismo, ma egualmente utili oggi: sia come possibilità, che come potenzialità attive nel presente di questa straordinaria Metropoli/Mondo”.

Vista generale. Unità minime territoriali.

Sistema arcipelago

Se, per evidenti motivi – ambientali, di scala, di governance – per Roma è impossibile ragionare sull’unitarietà di una singola area metropolitana, meglio allora lavorare sulla frammentazione, spaziale e temporale. Per questo risulta appropriata e particolarmente figurativa la metafora dell’arcipelago: pur non essendo un modello perfetto, si presta come principio di orientamento poiché aiuta a leggere le aree urbane “come isole connesse”, che mantengono la propria identità, ma sono integrate in un sistema più ampio.

Metro Parco. Il rapporto con la dimensione territoriale.

Il progetto è di grande portata e richiede capacità sorprendenti per essere realizzato”, ha affermato Rem Koolhaas, l’architetto fondatore dello studio OMA che a Roma è impegnato nella progettazione del Mausoleo d’Augusto. “La stratificazione storica e naturalistica di Roma” – ha aggiunto – “rende complessa la pianificazione, ma offre anche opportunità uniche. La governance e lo sviluppo sostenibile sono temi centrali, così come la necessità di alleggerire i processi amministrativi e valorizzare le competenze diffuse nella città”.

Vista generale del Metro Parco.

Si perché, una trasformazione urbana reale e di lungo termine comporta necessariamente anche una trasformazione del sistema economico e delle relazioni politiche, specialmente in un tempo in cui si sta progettando contando anche su risorse private (dopo il traino di PNRR e Giubileo). La pianificazione può infatti essere uno strumento per costruire partecipazione, qualità e cultura, ma richiede una regia pubblica forte e visioni condivise. In bocca al lupo!

Da sinistra: Stefano Boeri, Roberto Gualtieri, Rem Koolhaas, Maurizio Veloccia.