Il presente libro digitale rappresenta soltanto un piccolo passo all’interno di un percorso molto più vasto intrapreso ufficialmente l’anno scorso, ma chissà da quanto tempo programmato e desiderato, da un gruppo di giovani donne architette bergamasche.
Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, nel 2017 tre iscritte all’Ordine degli Architetti PPC di Bergamo chiesero, e ottennero, che il loro timbro d’iscrizione all’Albo professionale riportasse la scritta “architetta”, declinata al femminile, invece che al maschile “architetto”. In seguito a questo primo successo, si costituì il gruppo RebelArchitette, un collettivo di 14 giovani professioniste guidato da Francesca Perani, una delle fondatrici del gruppo Archidonna cittadino e anche una delle tre promotrici dell’istanza per il timbro al femminile.
Così nascono le “architette ribelli”, con le loro molteplici iniziative intraprese nel tentativo di smuovere un certo establishment, che circonda il “mondo dell’architettura”, e non solo, − costituito dai mass media, dalle organizzazioni, dalle associazioni e dalle istituzioni ufficiali, dai clienti e dalle imprese, ma anche dagli stessi professionisti/e – e per poter dare voce alle loro sacrosante battaglie di pari opportunità e di diritti costituzionali.

Una di queste, la 365 Architette, un’iniziativa editoriale “a sostegno della professione al femminile” viene intrapresa circa 7 mesi fa (a proposito, fino al 15 febbraio la Call è ancora aperta: per sottoporre le candidature cliccare qui) con lo scopo di costituire una “banca dati” internazionale di architette in attività, ma anche di quelle, ahimè, ormai scomparse. Il libro digitale, suddiviso in due volumi, conterrà, appunto, le 365 biografie di altrettante figure professionali e sarà presentato on-line il 26 maggio, data d’inaugurazione della Biennale Architettura 2018 di Venezia.
Il volume qui presentato, infatti, è il risultato tangibile della prima parte di questo lavoro, autoprodotto e no-profit, e contiene esattamente 183 “schede” di singole architette selezionate dal team redazionale di RebelArchitette, oltre a un testo introduttivo generale e altri apparati bibliografici.
Inoltre, l’intero volume è gratuitamente “sfogliabile” online, ma non scaricabile, ed è da considerare “come uno strumento culturale open source destinato a incoraggiare una nuova ed eterogenea generazione di ragazze a indossare i propri caschi da cantiere”.

In conclusione, anche se a prima vista ad alcuni, e ad alcune, le iniziative promosse dalle Rebel possono far sorridere, o far storcere il naso, in realtà si tratta di una questione civile serissima, in cui una minoranza, perché di questo si tratta, – di certo non numerica, visto il numero di architette italiane – reclama legittimamente i propri diritti di pari opportunità.
E come tutte le minoranze in lotta per i propri diritti, presto o tardi, vinceranno anche la “madre di tutte le battaglie”, e allora ciascuna delle loro richieste avanzate in passato ci sembrerà così ovvia e naturale, che ci chiederemo stupiti “ma perché non le hanno fatte prima?”.