A pochi giorni dalla chiusura della 16. Biennale di Architettura di Venezia si è svolto un interessante convegno, coadiuvato da un workshop, dal titolo Becoming – Architettura Gassosa. L’evento, organizzato dal Padiglione Spagnolo, dal 6 all’11 novembre, e curato da Emmanuele Lo Giudice, analizzava le potenzialità della proposta processuale di Lo Giudice espressa nel suo libro-manifesto Architettura Gassosa, per un nuovo realismo critico.

Emmanuele Lo Giudice durante una conferenza del seminario. Foto: Eleonora Gugliotta.

Il dibattito ha coinvolto varie e interessanti personalità del mondo della cultura italiana e internazionale, come Tiziana Migliore, Agostino De Rosa, Giorgio De Finis, Massimo Mazzone, Clemencia Labin, Eva Acosta Pérez, Rosa Jijon, Renato Bocchi, Matteo Aimini, Vincenzo Di Siena, Daniele Scarpa Kos. Senza dimenticare la collaborazione di Eleonora Gugliotta, Floriana Orlandino, Elena Padovani, Filippo Florian e Alessandro Zorzetto. Anche la partecipazione del pubblico al workshop è stata notevole con quasi 30 partecipanti venuti da varie parti d’Italia, dal Messico e da altre parti del mondo.

I tutor e i relatori del workshop: Tiziana Migliore, Massimo Mazzone, Rosa Jijon, Agostino De Rosa, Giorgio De Finis, Matteo Aimini, Clemencia Labin, Renato Bocchi, Vincenzo Di Siena, Floriana Orlandino, Eva Acosta Perez, Eleonora Gugliotta, Daniele Scarpa Kos, Filippo Florian, Elena Padovani, Emmanuele Lo Giudice, Alessandro Zorzetto. Foto: Eleonora Gugliotta.

La proposta di Lo Giudice ha destato molto interesse in quanto cerca di dare una risposta architettonica alle varie trasformazioni che la società contemporanea sta vivendo in questi ultimi decenni. L’architettura gassosa si propone di fatto come un diverso “sistema processuale” attraverso cui pensare e operare all’interno dell’architettura contemporanea.
Come ci ha fatto notare Tiziana Migliore, nella sua conferenza del 9 novembre: “L’architettura gassosa è un momento di riflessione sull’architettura in genere, nata dal bisogno di dar forma e instaurare semantiche relazionali del sé con il mondo e con gli altri, orizzontali e verticali, immanenti e trascendenti”.

Arquitectura gaseosa.

Il libro di Lo Giudice si presenta come un vero e proprio manifesto grafico diviso in tre parti. La prima parte è un breve testo di accompagnamento, privo di note, che spiega e analizza brevemente alcune parti del progetto teorico, una seconda parte, che è dedicata all’Architettura Gassosa, è composta da una serie di disegni molto eleganti, accompagnati da brevi e concise frasi; la terza e ultima parte è dedicata al tema museo che viene preso come esempio operativo per rendere più chiara la proposta.

Uno dei disegni del libro “Architettura Gassosa, per un nuovo realismo critico”.

Come ci fa notare Lo Giudice, la nostra società non si basa più sul luogo, ma sulla connessione tra oggetti e persone, e il luogo perde sempre più importanza. Una “società gassosa”, dello sharing, che produce servizi a disposizione di tutti. Anche il rapporto con la città è cambiato. Nel libro di Lo Giudice, ogni entità della città diventa parte di un network più grande che costituisce solo un frammento con cui il cittadino può interagire e modificare di volta in volta. La città si è trasformata in tal modo, da oggetto da pianificare, a una piattaforma di condivisione di frammenti. A una società gassosa deve allora corrispondere un’architettura gassosa che sia interattiva e mobile, basata sul dialogo e con accesso totale.

I progetti per le 4 sale del Museo Gassoso. I partecipanti, che hanno realizzato i progetti, sono: Michele Beltrame, Sandro Bonomo, Lucia Bonomo, Margherita Paola Manfrinetti, Martina Riso, Leonard Gjata, Marika Parisi, Stefano Nuzzo, Marta Kubasińska, India Kaptan, Monika Garncarczyk, Mauro Campagnaro, Francesco Antonio Bragagna, Sotiria Fasoi Mylona, Maria Pernice, Shenhave Ragiv, Silvia Orione, Ángel Daniel Pérez Grajales, Leonardo É. Flores Ojeda, Yuria A. Toriz de la Cueva, Ludwing Jhonathan Rojas Reyes, Carolina Micaela Herrera Diaz, Karol Nicole Altamirano Castaneda.

Per verificare le potenzialità della sua teoria Lo Giudice ha pensato, insieme al curatore del padiglione Axtu Amann, di fare un piccolo esperimento. In tal senso vanno letti il workshop e il seminario, come un momento di sperimentazione aperto al pubblico, per studiare e progettare un’architettura gassosa e, in particolare, un museo gassoso. Il museo gassoso non si presenta come un edificio suddiviso in sale espositive, ma come un sistema di relazioni tra più parti.
“Difatti il protagonista di un museo, inteso nel senso classico del termine, non è la sua architettura, ma le opere che questo contiene, opere protette da teche. La proprietà principale del museo è quindi la relazione che esiste tra l’opera d’arte che si espone e la struttura che la protegge. Nel museo gassoso la teca non è semplicemente un elemento di protezione, ma diventa un vero e proprio spazio dentro cui è possibile entrare. Le teche si trasformano nelle sale stesse del museo, in dispositivi mobili con i quali le persone possono interagire”, scrive Emmanuele Lo Giudice.

Un momento del workshop. Foto: Eleonora Gugliotta.

È dunque da queste premesse che il workshop Becoming – Arquitectura Gaseosa ha dato vita al progetto di quattro sale di un Museo Gassoso, per allestire le opere di quattro artisti diversi: Clemencia Labin con il suo quadro vivo “Madre Patria”; Massimo Mazzone con la sua scultura di palloncini; Elenora Gugliotta e la sua performance Catarsi Crisadelica; Daniele Scarpa Kos con la sua opera Bill + Feeling.
Nei loro lavori i partecipanti hanno reinterpretato lo spazio museale non come semplice luogo espositivo, ma come una vera e propria realtà contestuale dell’opera, dove architettura e arte diventano una sola cosa.