Il volume The Steiger House. Doldertal, Zurich 1959 rappresenta un’analisi approfondita della casa progettata da Rudolf Steiger e Flora Steiger-Crawford alla fine degli anni Cinquanta sulla collina di Doldertal a Zurigo, contestualizzandola sia nel panorama dell’architettura moderna svizzera sia nel più ampio orizzonte della ricerca tipologica del Novecento. Scritto da Marianne Burkhalter e Christian Sumi, e con i contributi di Dieter Kienast, Arthur Rüegg, Joseph Schwartz, Lukas Ingold, il libro – edito da Lars Müller Publishers, il noto editore zurighese, specializzato in architettura e arti visive – si configura come un progetto editoriale che intreccia storia, critica e documentazione fotografica. L’intento è quello di rileggere un’opera iconica attraverso una lente analitica che ne valorizzi la complessità, evitando approcci celebrativi o puramente descrittivi, per restituire invece un quadro articolato di un’architettura moderna che, a più di sessant’anni dalla sua realizzazione, conserva intatta la sua capacità di interrogare il presente.

La casa Steiger. Foto: ©Michel Zumbrunn, 1993.

La pubblicazione si distingue per la struttura composita del suo impianto narrativo. Testi critici, materiali d’archivio e un ricco apparato iconografico dialogano per restituire non solo la genesi e l’evoluzione del progetto, ma anche il suo impatto sulle teorie spaziali e sull’integrazione architettonica nel paesaggio, con riferimenti a opere come le Case Study Houses nella California meridionale e la Casa de Vidro di Lina Bo Bardi. Il testo introduttivo propone un’interpretazione che valorizza il carattere sperimentale della casa Steiger, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra architettura, natura e spazio abitativo. La casa non si presenta come un oggetto formale isolato, ma come un organismo aperto e sensibile, pensato per costruire una relazione dinamica con il paesaggio circostante e per offrire un’esperienza dell’abitare unica e flessibile. La pianta centrale esagonale, i lucernari, le stanze aperte l’una sull’altra e l’assenza di partizioni rigide traducono un’idea di spazio domestico che si modula con la luce, le stagioni e le abitudini degli abitanti, anticipando in molti aspetti le ricerche più attuali sulla domesticità e sul vivere condiviso.

Veduta sulla valle del Dolder verso il lago di Zurigo. Foto: ©Leonardo Finotti.

Un’attenzione particolare è rivolta al ruolo di Flora Steiger-Crawford, tra le prime donne architetto attive in Svizzera, il cui contributo alla concezione del progetto è ampiamente documentato. I suoi primi schizzi fissano l’impianto distributivo della casa, definendo fin dall’inizio la centralità dello spazio comune, la distribuzione radiale degli ambienti e l’apertura visiva verso l’esterno. In questo connubio perfetto tra struttura, luce e paesaggio si riflette una sensibilità progettuale che intreccia rigore funzionale e tensione plastica, razionalità tecnica e attenzione per l’esperienza percettiva. Il marito, Rudolf Steiger, proseguì negli anni successivi una carriera professionale autonoma, ma il progetto della casa costruita insieme a Flora si configura come un momento di sintesi delle loro rispettive visioni: più scultorea e intuitiva lei, più sistematica e ingegneristica lui, in un dialogo che qui raggiunge un esito di rara coerenza e bellezza.

Flora Steiger-Crawford e Rudolf Steiger, circa 1925. ©gta Archiv / ETH Zurich / Flora Steiger-Crawford and Rudolf Steiger.

Il contributo visivo del fotografo brasiliano Leonardo Finotti, realizzato in diverse sessioni tra il 2018 e il 2023, non si limita alla mera documentazione visiva della Casa Steiger, ma si pone come una rilettura interpretativa. Le immagini scattate enfatizzano il rapporto tra architettura e paesaggio, tra interno ed esterno, tra luce e materia, rivelando le articolazioni spaziali e la qualità atmosferica della casa in differenti condizioni di stagione e di luce. La ricerca di Finotti ci restituisce non solo le proporzioni e i materiali, ma anche il ritmo visivo dell’edificio, il suo essere insieme rifugio e osservatorio, luogo dell’abitare e di relazione con il contesto.

La casa Steiger. Foto: ©Leonardo Finotti.

L’organizzazione spaziale interna si basa su una struttura geometrica chiara e al tempo stesso flessibile, definita da un nucleo centrale esagonale attorno al quale si articolano le stanze angolari e le terrazze perimetrali. Questa disposizione, che richiama in parte modelli storici come la Villa Rotonda di Andrea Palladio e la Villa Rocca di Vincenzo Scamozzi, viene però reinterpretata attraverso un filtro modernista, in cui la continuità tra gli spazi, l’assenza di partizioni rigide e la libertà distributiva riflettono un’idea dell’abitare dinamica e aperta. L’impianto radiale non si limita a generare un ordine funzionale, ma costruisce un sistema percettivo in cui la luce naturale, proveniente dai lucernari e dalle grandi aperture, diventa materia architettonica. Le stanze, delimitate da pareti scorrevoli o pieghevoli, possono essere aperte o chiuse secondo necessità, generando configurazioni mutevoli e porose.
I due appartamenti sovrapposti, leggermente adattati alla morfologia del pendio, si differenziano per orientamento e grado di apertura, ma condividono la stessa logica spaziale. L’ingresso monumentale con le colonne “a fungo” e il muro di sostegno integrano l’edificio nel terreno, mentre le terrazze a sbalzo e le logge rafforzano il dialogo tra interno ed esterno. Questo assetto genera uno spazio stratificato, in cui le relazioni visive e funzionali superano la semplice distinzione tra spazi chiusi e aperti, tra abitazione e giardino, tra costruito e naturale.
Altri riferimenti visivi citati nel libro che esplorano con grande efficacia le relazioni spaziali attraverso prospettive mirate sono le ville di Gio Ponti, la Nemazee a Teheran (1960) e la Planchart a Caracas (1967), due esempi della sua joie d’y vivre.

La casa Steiger. Foto: ©Leonardo Finotti.

Le soluzioni tecniche che contribuiscono dal punto di vista costruttivo alla definizione complessiva dell’edificio includono un muro esterno portante in calcestruzzo a vista e una parete interna in mattoni separati da un’intercapedine d’aria, le finestre a tutta altezza negli angoli, le grandi cassette per avvolgibili, i solai rinforzati, il ruolo strutturale delle colonne “a fungo”, i parapetti in cemento e le logge arretrate. Tutti elementi che concorrono a costruire una facciata articolata, espressiva, in equilibrio tra rigore e invenzione. Le scelte costruttive riflettono la volontà di ottenere un’architettura solida e al tempo stesso leggera, dove la tecnica è sempre al servizio di una visione spaziale complessa e mai ridotta a sola funzionalità.

Lo studio di Flora Steiger-Crawford. Foto: ©Michel Zumbrunn, 1993.

Il rapporto con il sito è probabilmente uno degli aspetti più studiati e riusciti del progetto. La collocazione dell’edificio lungo il pendio del Wolfbachtobel viene affrontata con un approccio che non cerca di dominare la topografia, ma di assecondarne le irregolarità. L’integrazione nel paesaggio è frutto di un lavoro attento e stratificato, che coinvolge anche il disegno del giardino, articolato in tre settori principali in relazione al dislivello e alle esposizioni: il pendio all’ingresso, i terrazzamenti laterali e il giardino superiore. Quest’ultimo, originariamente inclinato, è stato livellato per creare una piattaforma orizzontale affacciata sul bosco, rafforzata da un muro in pietra e da un piccolo bacino d’acqua che riflette la vegetazione circostante, amplificando il senso di continuità tra l’abitare e il contesto naturale. La siepe mista, che segue le essenze locali, funge da connessione tra le diverse aree, evitando soluzioni scenografiche eccessive. Questo equilibrio tra costruito e naturale si riflette anche nei materiali e nei dettagli, contribuendo a definire un’architettura silenziosa, ma densamente articolata.

La casa Steiger. Foto: ©Georg Aerni.

Il volume dedica inoltre una riflessione al particolare contesto architettonico in cui la casa si inserisce. La zona del Doldertal, a ridosso del centro di Zurigo ma immersa in un paesaggio boschivo, aveva già accolto alcuni importanti esempi di architettura moderna, tra cui le celebri Doldertalhäuser, due edifici di appartamenti progettati da Marcel Breuer e da Alfred Roth ed Emil Roth negli anni Trenta. Il confronto tra queste opere e la casa Steiger permette di cogliere la varietà di approcci con cui si è affrontato il tema dell’abitare nella natura senza rinunciare alla densità urbana: una tensione che il progetto di Flora Steiger-Crawford e Rudolf Steiger rielabora in chiave più introspettiva, quasi domestica, mettendo in primo piano la dimensione esperienziale degli spazi. Fanno parte di quest’area così ricca di esempi di architetture di qualità anche le successive moderne Fellowship Home di Alfred Roth (1961) e la Liesch House di Andres Liesch (1971), oltre alle più tradizionali e classiche Villa Giedion, dimora di Sigfried Giedion, progettata da Bischoff and Weideli (1916) e Haefeli House di Max Haefeli (1924).

Planimetria della casa Steiger. Fonte: ©Arthur Rüegg, Die Doldertalhäuser 1932–1936. Ein Hauptwerk des Neuen Bauens in Zürich, gta Verlag, Zürich 1996.

The Steiger House si rivela un libro denso, ben costruito, capace di restituire la complessità di un’opera che incarna una stagione sperimentale dell’architettura moderna svizzera. La scelta di raccontarla intrecciando analisi critica, materiali d’archivio e una efficace campagna fotografica restituisce un ritratto stratificato, attuale e non nostalgico. Gli autori del libro, tra i protagonisti del panorama architettonico svizzero contemporaneo, presentano un lavoro che è al tempo stesso un omaggio alla casa Steiger e una riflessione su cosa significa oggi osservare, raccontare e interpretare un’architettura del passato. Il volume, pubblicato da Lars Müller Publishers e curato con grande attenzione sia dal punto di vista grafico e iconografico sia come prodotto editoriale complessivo, rafforza il valore scientifico e culturale di un’opera che si conferma tra le più rilevanti dell’architettura moderna svizzera.

La casa Steiger. Foto: ©Leonardo Finotti.

English Summary
The Steiger House, designed by Rudolf Steiger and Flora Steiger-Crawford in Zurich in the late 1950s, is the subject of this richly layered volume that explores its architectural, spatial, and landscape qualities. The book, authored by Marianne Burkhalter and Christian Sumi and published by Lars Müller Publishers, offers a critical reading of the house’s experimental design and its integration into the surrounding topography. Through essays, archival material, and a photographic survey by Leonardo Finotti, it highlights the relevance of this modern Swiss residence in both historical and contemporary contexts.