È appena terminata la decima edizione di Concéntrico, il festival che affronta il tema della rigenerazione urbana invitando tutti a immaginare nuovi modi di abitare la città in risposta alle sfide climatiche e sociali.
Ha compiuto dieci anni Concéntrico, il Festival Internazionale di Architettura e Design di Logroño – cittadina situata nel cuore de La Rioja, la regione vinicola non lontana da Bilbao – diventato punto di riferimento internazionale sul tema della rigenerazione e dell’attivazione dello spazio pubblico attraverso l’architettura e il design. Per poco meno di una settimana infatti, l’intera città si trasforma in un laboratorio di buone pratiche collettive, grazie al lavoro di team internazionali – invitati o vincitori di open call – che hanno immaginato nuovi modi e nuove soluzioni per abitare spazi urbani spesso dimenticati, abbandonati, trascurati o bisognosi di nuova identità, promuovendo una progettazione che pone al centro le persone, l’equità, la sicurezza e l’accessibilità.
Foto: Sara Cuerdo / Courtesy of Concentrico Festival.
Diretto da Javier Peña Ibáñez, in collaborazione con la Fondazione degli Architetti de La Rioja, il Comune di Logroño e il supporto di oltre 30 istituzione culturali da tutto il mondo, quest’anno ha proposto, oltre ai 20 progetti temporanei diffusi firmati da studi di architettura internazionali, anche un libro (per celebrarne la storia decennale), Concéntrico: Urban Innovation Laboratory, a cura di Nick Axel e y Javier Peña Ibáñez (editore zurighese Park Books), concerti, workshop, incontri, attività per coinvolgere un pubblico trasversale e far vivere la città da nuove prospettive. “Questi interventi”, ha commentato Javier Peña, “ampliano la portata del festival con un approccio rinnovato, presentando progetti permanenti, programmi educativi, mostre ed eventi itineranti, tutti incentrati sulle sfide che lo spazio pubblico deve affrontare in un periodo di trasformazione climatica, sociale e culturale”. Incluso un fitto programma educativo, per portare in 32 scuole del Paese due iniziative: “Come viviamo la scuola, come viviamo la città” di Maider López e “Nervures y Cones” di Matali Crasset + Taller enBlanco.
Foto: Sara Cuerdo / Courtesy of Concentrico Festival.
Temi chiave e protagonisti
Rotonde, strade, fontane, piazze, giardini, cortili, argini: i contesti, gli esempi e le scale di intervento con cui i partecipanti si sono confrontati sono davvero molteplici (e ogni anno differenti, perché più spazi si attivano meglio è). Così come sono differenti, quattro nello specifico, i temi curatoriali su cui bisognava indagare. L’acqua come paesaggio, memoria, materia, ma anche per il suo ruolo nella città; il cibo come atto collettivo, pratica relazionale, culturale e spaziale; il clima, sia come urgenza globale che come opportunità per innescare processi adattativi e trasformativi per una maggior convivenza con i sistemi ambientali. Infine, il tema dei processi sociali e rituali capaci di attivare lo spazio collettivo e rendere visibili le dimensioni affettive e politiche dello spazio urbano.
Ad aver preso parte all’edizione di quest’anno ci sono stati: Leopold Banchini Architects, MVRDV, Zyva studio, SalazarSequeroMedina, Sam Chermayeff Office, Studio ACTE, Andreia Garcia + Diogo Aguiar, Bayona studio, Traumnovelle, Lemonot + O-SH, erazo pugliese, BairBalliet, Nami Ñami Studio, Soft Baroque, Sahra Hersi, h3o architects, Emil Ivãnescu + Simina Filat Design, IC-98 & Suomi-Koivisto, Raghad Al-Ahmed, Chris Kabel, Studio An-An, Abad, Borneo, JMBAD (Joseph Melka, Balthazar Auguste-Dormeuil).
Foto: Sara Cuerdo / Courtesy of Concentrico Festival.
Una carrellata degli interventi migliori
È sempre interessante, in queste occasioni, osservare quanto diversa possa essere – per dimensioni, concept, esecuzione – la risposta creativa che viene fuori dai gruppi di progettisti e designer partecipanti. Proviamo a raccontarvi in sintesi chi per noi ha centrato meglio l’obiettivo.
Lo svizzero Leopold Bianchini – vincitore di un Leone d’Oro alla Biennale di Venezia – con “ROUND ABOUT BATHS”, installazione in legno (l’unica davvero architettonica) che, sviluppandosi intorno ad una fontana esistente su una rotatoria della Gran Via, ricrea un’oasi effimera con spogliatoi, bagno turco, getti d’acqua e piscina aperta per rinfrescarsi e rilassarsi. Simile l’idea ma diversa la resa, quella dello studio SalazarSequeroMedina che, con “MONUMENTAL SPLASH” propone una piscina simbolica trasformando la fontana-monumento in un’oasi urbana. La piattaforma a ring blu – realizzata utilizzando materiali riciclati come legno e parti di impalcature – consente di appropriarsi di sedie, materassi e altri modi per godere dell’acqua.
Leopold Banchini Architects, Round about baths. Foto: Josema Cutillas / Courtesy of Concentrico Festival.
Particolarmente poetiche le istallazioni “111 FAROLAS” di Bayona Studio, che ripensa l’uso dei vecchi (e bellissimi) lampioni invitando le persone a riflettere sul riutilizzo degli elementi urbani costruendo una foresta di pali e altalene di 18 metri di diametro proprio nel vuoto della grande piazza dove insiste il Municipio disegnato da Rafael Moneo alla fine degli anni Settanta. “PICOS” di Chris Kabel, designer olandese, classe 1975, laureato alla Design Academy di Eindhoven, che per Concéntrico realizza una serie di casetta per uccelli parte di un’unità progettata per creare un insieme urbano. Invece di seguire il tradizionale design delle casette con sei assi di legno, è stata scelta la forma di un tetraedro, utilizzandone solo quattro: l’apertura per gli uccelli si forma naturalmente nel punto di incontro, offrendo un intervento funzionale ed estetico che si integra perfettamente nello spazio urbano (“La gioia dell’ingegno e la sensibilità al contesto sono i miei principali motori”, ha infatti dichiarato). “A THIRD OF LIFE” dei finlandesi IC-98+ Suomi/Koivisto Architects, progetto che combina paesaggio, arte, architettura, poesia e musica per creare uno spazio di riposo e riflessione, un giardino segreto all’interno del padiglione capace di creare un rifugio per tutti gli esseri viventi. E “TODAS LOS LÍNEAS SON DISCONTINUAS” dei portoghesi Andreia García + Diogo Aguilar lunga struttura lineare frammentata, fatta di pause, interruzioni e vuoti dove il tempo, la memoria, il corpo e il paesaggio si piegano e si disperdono. La linea retta è solo un’illusione; tra un punto e l’altro c’è sempre uno scarto, un salto, un silenzio che rivela la continuità come pura finzione.
Bayona Studio, 111 Farolas. Foto: Josema Cutillas / Courtesy of Concentrico Festival.
Fanno invece riflettere, collegandosi a processi rituali e tradizionali i lavori degli italiani Lemonot + O-SH con “SER-MIENTO”, progetto che mette in scena l’antica pratica di raccolta delle fascine di vite chiamate sarmientos, qui trasformate in materiale da costruzione. “EARTH COOKING” dei francesi JMBAD – Joseph Melka e Balthazar Auguste-Dormeuil in collaborazione con l’architetta e ceramista Elina Zabeta – unica delle istallazioni ad essere fuori città, tra le vigne, composta da una lunga struttura in legno e metallo su cui sedersi a creare le proprie ceramiche crude con l’argilla locale, trasformate in contenitori per il pasto comune preparato sul posto. E “LA BATALLA DEL JARDINERO PLANETARIO” dello studio di progettazione, con sede tra Berlino e Roma, Borneo, che si ispira al concetto di “giardino planetario” proposto da Gilles Clément nel suo Manifesto del Terzo Paesaggio, installazione che invita i visitatori a entrare in contatto con la natura e ad assumere il ruolo di giardinieri planetari, promuovendo l’educazione e l’impegno collettivo per un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Lemonot + O-SH, Ser-miento. Courtesy of Concentrico Festival.
Colorate, interattive e divertenti, per concludere, “CRIATURAL SILVESTRES / WILDLINGS” di Nami Ñami Studio, che esplora il ruolo del gioco negli ambienti urbani attraverso un’installazione progettata per incoraggiare il gioco libero e creativo che invita bambini e adulti a partecipare attivamente. “DANCING BENCH” dei londinesi Soft Baroque, panca danzante che abbraccia l’idea di performance dell’oggetto: una volta seduti, gli utenti sono incoraggiati a ruotarli manualmente, creando un’illusione ottica e una sensazione ergonomica unica. Il loro movimento stimola una leggera distorsione della realtà, come un trucco visivo. “THE BOXING DINNER”, ring rosa e giallo progettato da Anthony Authié – architetto francese fondatore di Zyva Studio, che opera tra architettura, design e scenografia – posizionato al centro del mercato storico di Logroño e “CROP TOP” dello studio americano BairBalliet (Kelly Bair e Kristy Balliet), piccolo intervento architettonico che offre riparo e protezione, esplorando il rapporto tra struttura e ambiente. Con una forma minimalista, il progetto fonde aspetti concettuali, tecnici ed esperienziali, ridefinendo lo spazio come luogo intimo e accogliente.
Nami Ñami Studio, Criatural Silvestres / Wildlings. Foto: Josema Cutillas / Courtesy of Concentrico Festival.