Casa alpina del Welfare

Ostana è un piccolo insediamento occitano dell’alta valle Po, ai piedi del Monviso, che in anni recenti è diventato simbolo dei processi di rinascita sulle montagne e nelle aree interne. 1.200 abitanti nel 1921, solamente più 6 residenti fissi alla fine del Novecento, oggi conosce una popolazione di 50 persone, costituita da molte famiglie giovani, ad alta scolarizzazione e con figli.

Foto: Laura Cantarella. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

La Mizoun de la Villo – che proprio in questi giorni è entrata in finale nel premio internazionale “Constructive Alps 2020” – è solamente l’ultimo tassello di un progetto di infrastrutturazione del luogo incentrato sul welfare che, insieme alla rigenerazione a base culturale e alla nuova agricoltura, è stato fondamentale per il percorso di reinsediamento. Con il supporto del Politecnico di Torino, la comunità locale ha infatti realizzato una serie di architetture destinate alla cultura, ai servizi, al turismo green, già pubblicate su weArch (vedi qui).

Foto: Laura Cantarella. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

Un caso virtuoso che è stato oggetto di diversi riconoscimenti (Premio “Fare Paesaggio” della provincia autonoma di Trento nel 2016, “Cresco Award” e menzione speciale al “Premio Europeo del Paesaggio” del MIBACT nel 2017, finalista a “Rassegna Architetti Arco Alpino” nel 2016 e a “Constructive Alps 2018”), tra cui la partecipazione alla mostra Arcipelago Italia alla Biennale di Architettura di Venezia del 2018.

Foto: Laura Cantarella. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

La Mizoun de la Villo, vera e propria Casa alpina del Welfare, è un piccolo edificio che ospita l’ambulatorio medico del paese, un laboratorio artigianale di pasticceria-panetteria, una biblioteca, spazi wellness e per la cura. Con il suo semplice impianto a “L”, ricuce un brano del tessuto della borgata dove da tempo erano presenti i ruderi di antiche preesistenze, ricreando trame di vicoli interni al costruito, quintana in occitano, e una piccola piazzetta-patio di accesso al livello principale. Come nelle costruzioni alpine storiche, l’edificio viene a distendersi sul pendio sfruttando i dislivelli altimetrici per accedere ai tre piani che lo compongono.

Foto: Laura Cantarella. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

Riprendendo le riflessioni di Edoardo Gellner, che ha utilizzato la metafora delle lavorazioni agricole storiche su pendio per descrivere le costruzioni montane, si potrebbe dire che i corpi che definiscono la “L” corrispondono ai due principali morfotipi dell’architettura alpina: la casa a rittochino, ossia col colmo disposto lungo la linea di massima pendenza, e la casa a cavalcapoggio, col colmo parallelo alle curve di livello.

Foto: Laura Cantarella. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

La configurazione della facciata in legno del corpo principale a rittochino muove da una sorta di ripresa e manipolazione del tradizionale spazio aperto e coperto delle case di Ostana, disposto su più livelli ed esposto a sud, che localmente prende il nome di lobbia; l’alternanza su piani diversi di bovindi e di grandi vetrate che danno su terrazze protette dai brise-soleil determina una particolare profondità spaziale del prospetto, e soprattutto una modulazione delle viste verso il Monviso e il paesaggio alpino e dei modi con cui la luce entra dentro l’edificio.
Dal punto di vista energetico, la Mizoun de la Villo è in rete con il prossimo e sottostante Centro Sportivo e Benessere, condividendone la produzione geotermica, fotovoltaica e di solare termico.

Pianta del primo piano. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

In definitiva, si può dire che questo edificio progettato da Massimo Crotti, Antonio De Rossi e Luisella Dutto dimostra – insieme alle altre realizzazioni pubbliche presenti a Ostana – il ruolo strategico e cruciale che un’architettura di valenza civile può giocare nei processi di reinsediamento e di rigenerazione delle montagne e delle aree interne italiane.
Un’architettura che è dentro la materialità del luogo e dentro al farsi delle cose, e che costruisce attivamente – e quindi non meramente traduce – percorsi di rinascita e di prefigurazione di nuove forme di sviluppo e dell’abitare.

Sezione C-C. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)