Sono state da poco inaugurate le due triennali delle Fiandre “Beaufort24 – Fabric of Life” e “Triënnale Brugge 2024 – Spaces of Possibilities” e Visit Flanders ci ha invitato a scoprirle.

Beaufort24, a cura di Els Wuyts, giunta alla sua ottava edizione, si estende per nove municipalità della costa e vede diciotto installazioni, otto delle quali andranno ad aggiungersi al Beaufort Sculpture Park, in dialogo con il territorio e i suoi abitanti. Le installazioni, ispirate a racconti del passato e a mitologie locali, arricchiscono il suggestivo territorio costiero, visitabile comodamente con il tram che percorre i sessantasette chilometri della costa o usando le piste ciclabili e i percorsi pedonali realizzati appositamente.

Staging sea di Filip Vervat.

Trouble sea di Lucie Lanzini.

Molte delle opere affrontano lo stretto rapporto della comunità con il mare. Alcune lo evocano, come Staging sea di Filip Vervat o Trouble sea di Lucie Lanzini, altre lo affrontano fisicamente, posizionate sulla spiaggia in balia delle maree, come la torre senza titolo di Jeff Meyer, All the words in the world di Jorge Macchi o The Herring di Johan Creten.

Untitled di Jeff Meyer.

All the words in the world di Jorge Macchi.

The Herring, parte di una serie più ampia chiamata 8 GODS, ci mostra una dea, madre e mare, che scruta preoccupata l’orizzonte, invitandoci a riflettere sui rischi che corre l’ambiente.

The Herring di Johan Creten.

Preoccupazione per l’ambiente e per l’impatto antropico li troviamo anche nella catasta di sedie di plastica, qui riprodotte in bronzo, Monobloc moments, di Sara Bjaaland. Queste sedie, iconiche e ubique, sono per l’artista l’emblema della società dei consumi, dove il prodotto è momentaneo, quasi monouso, mentre il rifiuto che ne deriva è eterno.

Monobloc moments di Sara Bjaaland.

Altro tema molto attuale è quello affrontato da Romain Weinitzen con la sua Attentifs Ensemble. Le sedute create dall’artista, posizionate in tre località diverse di Blankenberge, appaiono al visitatore come delle panchine art nouveau, ma il titolo, con il suo invito a stare in guardia, e l’orientamento delle sedie, che rende quasi impossibile l’interazione con chi è seduto accanto, ci parlano di isolamento e controllo.

Attentifs Ensemble di Romain Weintzem.

Sulla spiaggia di Zeebrugge le due triennali si incontrano. Qui troviamo Star of the sea di Ivan Morison. La costruzione in cemento, realizzata in collaborazione tra le due triennali, è un’opera mutevole, destinata a cambiare continuamente per effetto del vento e delle maree che la ricoprono di sabbia e ne inondano i tunnel. L’opera, che può apparire al visitatore sia come un castello di sabbia che un bunker, rimane aperta all’esplorazione e alle possibilità.

Star of the sea di Ivan Morison. Foto: ©Femke den Hollander.

Il futuro di Bruges, il suo potenziale, sono al centro di Triënnale Brugge 2024 – Spaces of Possibilities. Le due curatrici, Shendy Gardin e Sevie Tsampalla, invitano i visitatori a immaginare insieme il futuro della cittadina patrimonio dell’UNESCO.
Passeggiando per il centro cittadino possiamo ammirare le undici installazioni (dodici con Star of the sea, opera in comune alle due triennali) che reimmaginano aspetto e uso della città fiamminga.

Tower of Balance di Bangkok Project Studio. Foto: ©Filip Dujardin.

Raamland di Norell/Rodhe. Foto: ©Filip Dujardin.

Bangkok Project Studio, con la sua Tower of Balance, modifica il panorama regalando alla città un nuovo campanile, il duo Norell/Rhode inaugura un giardino di comunità, Raamland, e lo arreda con materiali di recupero, la coppia SO-IL apre al pubblico un cortile privato e rende omaggio al tradizionale merletto di Bruges con Common thread, un tunnel in PET stampato in 3D che si attorciglia su stesso, lo Studio Ossidiana crea Earthsea Pavilion, un silo di terreni e piante diverse, destinato a modificarsi con il passare delle stagioni.

Common thread di SO-IL. Foto: ©Filip Dujardin.

Earthsea Pavilion di Studio Ossidiana. Foto: ©Filip Dujardin.

Who? Ci chiede Iván Argote con il suo monumento incompiuto: due stivali, parte di una statua in costruzione o forse in demolizione, posizionati nello Speelmansrei. Un invito a osservare con sguardo critico i monumenti intorno a noi e a interrogarci su chi, oggi, meriterebbe di essere rappresentato nello spazio pubblico.

Who? di Iván Argote. Foto: ©Filip Dujardin.

Mona Hatoum, con la sua Full swing, ci invita a scendere in una buca nel terreno per farci sperimentare confinamento e oppressione, ma ci regala una speranza o forse solo un’illusione di libertà posizionando all’interno della buca un’altalena.

Full swing di Mona Hatoum. Foto: ©Filip Dujardin.

Le due triennali, “Beaufort24 – Fabric of Life” e “Triënnale Brugge 2024 – Spaces of Possibilities”, aggiungono fascino a un territorio già ricco di storia e bellezze naturali, rendendo le Fiandre una meta interessantissima per gli appassionati di architettura e arte contemporanea.