L’ADI Design Museum presenta la mostra ORIGIN of SIMPLICITY. 20 Visions of Japanese Design, una profonda indagine culturale sul mondo del design giapponese che mette in luce la sua singolarità, nata dalla sinergia tra tradizione e innovazione. Curata da Rossella Menegazzo, studiosa di storia dell’arte e cultura giapponese presso l’Università degli Studi di Milano, e con il progetto grafico e di allestimento a cura del designer Kenya Hara, l’esposizione è stata realizzata dall’ADI Design Museum con The Museum Box, con il sostegno speciale dell’Ishibashi Foundation, una delle istituzioni culturali più autorevoli del Giappone, fondata nel 1956 con l’obiettivo di promuovere l’arte e la cultura a livello internazionale.

Baika Sōshun (Plum Blossom in Early Spring) di Youna Ichikawa, 2022.

La rassegna milanese propone una visione trasversale del design e dell’artigianato nipponico, esplorando le radici del concetto di semplicità, interpretato come vuoto (ku), spazio o silenzio (ma), talvolta inteso come povertà (wabi) e consunzione legata all’uso nel tempo (sabi), oppure come asimmetria, indefinizione e imperfezione, concetti profondamente radicati nei vari filoni filosofici della cultura giapponese, dal buddhismo zen al pensiero animista shintoista, in netto contrasto con la razionalità occidentale.

Hanaire di Keisuke Fujiwara, 2015 (Photo: Satoshi Asakawa).

In mostra sono esposte oltre 150 opere, molte delle quali mai presentate in Italia, progettate da alcuni tra i più illustri protagonisti del design moderno e contemporaneo giapponese, dagli anni Cinquanta del Novecento, fino alle figure delle generazioni più recenti, meno conosciute al pubblico.
L’elenco dei designer include: Aiba Kyoto, Kosuke Araki, Asahi Kogyo, Keiji Ashizawa, Shin Azumi, Cini Boeri, Domyo Co. Ltd, DRILL DESIGN, Kenji Ekuan, Kenji Fujimori, Taiji Fujimori, Shigeki Fujishiro, Keisuke Fujiwara, Naoto Fukasawa, Hiroki Furukawa, Gyokusendo, Hakuchikudo, Kenya Hara, Jun Hashimoto, Makio Hasuike, Masayuki Hayashi, HIDA, Keiko Hirano, Honoka, Toshiaki Horio, Isao Hosoe, Youna Ichikawa, Inden’ya , Koichiro Isezaki, Jun Isezaki, Junya Ishigami, Toyo Ito, Setsu Ito, Shinobu Ito, Hisao Iwashimizu, Kaikado, Chie Kanayama, Genta Kanayama, Yuma Kano, Kahori Katano, Tomu Katayanagi, Kawahira Sekishu, Motomi Kawakami, Rei Kawakubo, Kenzo, Toshiyuki Kita, Kiya, Mikiya Kobayashi, Koizumi Studio, Kohchosai Kosuga, Kengo Kuma, Shiro Kuramata, Jin Kuramoto, Kurikyu, Shunji Kurimori, Mariko Kusumoto, Tonbii Kyoto, Reality Lab, Tsukiji Masamoto, Takeo Masui, me Issey Miyake, Haruka Misawa, Ben Ryuki Miyagi, Issey Miyake, Yoshiyuki Miyamae, Miyake Design Studio, Masahiro Mori, Muji, Shuji Nakagawa, Ryuji Nakamura, Nature Architecs, Yukito Nishinaka, Ryue Nishizawa, Isamu Noguchi, Nomena, Shinichiro Ogata, Ken Okuyama, Ryobian, Katsuhisa Sano, Takeshi Sawada, Kazuyo Sejima, Atsushi Shindo, Soil, Sen no Sotan, Reiko Sudo, Sus inc., Ryo Suzuki, Yasuhiro Suzuki, Syouryu, Hiroki Takada, Hiroko Takahashi, Takeo Paper, Momoko Takeshita, Kazumi Takigawa, Takt project, Nao Tamura, Tanabe Chikuunsai IV, Ikko Tanaka, Keiichi Tanaka, Yuki Tanaka, Tendo Mokko, Norihiko Terayama, Shono Tokuzo, Kei Tominaga, Torafu Architects, Takeshi Tsujino, Masanori Umeda, Shinichi Utsumi, Riki Watanabe, Daisuke Yamamoto, Tatsuo Yamamoto, Sori Yanagi, Shoichi Yokoyama, Satoshi Yonezawa, Tokujin Yoshioka.

Origami Shikki di Atsushi Morita, 2022.

Il percorso espositivo è stato concepito come un viaggio attraverso una foresta di idee, dove ogni “albero” raggruppa opere espressioni di una stessa qualità, offrendo un’inedita mescolanza di lavori di diversi designer e artigiani, mediante l’attribuzione di parole chiave che facilitano la comprensione.

Flow, side arm chair, di Daisuke Yamamoto, 2022 (Photo: Masayuki Hayashi).

Le opere in mostra sottolineano l’abilità artigianale, che ha tradizionalmente unito tecniche, materiali e forme tramandate di generazione in generazione attraverso botteghe, laboratori artigianali e maestri. Questa saggezza millenaria rivela una predilezione per i materiali naturali – legno, carta, metallo, ceramica e tessuto – e una sensibilità verso le loro caratteristiche distintive, sfumando i confini tra design e arte.
“La semplicità emerge dall’armoniosa fusione delle forme con la natura, quasi un’evocazione della sacralità intrinseca a ogni elemento, che il pensiero animista shintoista perpetua, ponendo le basi della cultura giapponese”, commenta la curatrice della mostra.

Rose chair di Masanori Umeda, 1990.

Questo approccio intende sottolineare il profondo legame tra design e artigianalità, e l’equilibrio sottile tra materia e uomo, tecnica e tecnologia, che caratterizza la produzione giapponese. L’essenzialità delle forme, l’attenzione ai dettagli, l’originalità di ogni pezzo nel rispetto della tradizione, unite alla continua ricerca tecnologica che sviluppa nuovi materiali e promuove il riciclo di quelli di scarto, sono peculiarità che rendono il design giapponese riconosciuto a livello globale.

Mayuhana Goben di Toyo Ito, 2007.