Gianluigi Gho’ – detto Gigi – è stato un ingegnere e architetto italiano. Nato il 19 dicembre del 1915 appartiene a quella categoria di professionisti che ha contribuito, durante gli anni del dopoguerra, a consolidare l’immagine tipicamente moderna della città di Milano.
La rilevanza del lavoro di Gho’ è testimoniata dall’inclusione di molte sue opere nelle principali antologie dedicate all’architettura milanese edite dagli anni Cinquanta sino ad oggi: edifici residenziali e terziari, caratterizzati da preziosi atri d’ingresso arricchiti da contributi artistici, e stabilimenti produttivi per importanti realtà imprenditoriali degli anni della crescita economica.

Gigi Gho’ con Gio Ponti. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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La sua figura è citata in diversi studi a margine delle più note vicende dell’architettura italiana negli anni della ricostruzione, data la collaborazione non solo con rilevanti personalità della cultura progettuale italiana come Gio Ponti ma anche con noti ingegneri come Aldo Favini e celebri artisti come Lucio Fontana e Fausto Melotti in anni in cui l’apice della loro fortuna critica era ancora di là da venire. Avviatosi alla professione nello studio di Ponti, Gho’ si metterà in proprio alla fine degli anni Quaranta, rimanendo legato al maestro da un sincero e profondo rapporto di amicizia che durerà per tutta la vita.

Sede della Torcitura Borgomanero, via Solferino 40, via San Marco 33, Milano, 1949-52. Viste del corpo su via Solferino. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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Sulla scia della riscoperta dell’architettura italiana del Novecento, sostenuta da molti studi tematici e monografici editi anche oltre i confini italiani, è da qualche mese possibile approfondire la figura di Gigi Gho’ attraverso il sito web del suo archivio www.archiviogigigho.com : si tratta di un primo lavoro sul cospicuo corpus progettuale dell’ingegnere-architetto milanese, grazie al quale sono oggi disponibili alla consultazione digitale molti disegni inediti e foto storiche dei suoi lavori.

Edificio per abitazioni, via Sant’Antonio Maria Zaccaria 3, Milano, 1951. Prospetto principale su via S. Antonio Maria Zaccaria. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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“Ha progettato per tutta una vita” – dice Cesare Gho’, ideatore del progetto assieme al figlio Andrea – “senza preoccuparsi troppo di promuovere il suo lavoro. Pur aggiornandosi costantemente sulle vicende dell’architettura italiana e straniera, non ha mai preso troppo parte nel dibattito che coinvolgeva gli ambienti colti della Milano di quegli anni. Era come se una certa riservatezza di fondo, comune anche ad altri professionisti a lui contemporanei, fosse legata alla necessità di verificare la teoria sempre e solo nella dimensione pratica, attraverso le sue architetture”.

Edificio per abitazioni, uffici e negozi, via Legnano 4-6-8, via Albertini, Milano, 1955-57. Fronte su via Legnano. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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Che Gho’ studiasse a fondo ciò che la cultura professionale italiana aveva da offrire e la declinasse a suo modo nel progetto, è facilmente riscontrabile nelle sue opere costruite: le raffinate finestre filo facciata di via Solferino sono evidentemente ispirate alla Montecatini di Ponti, i basamenti degli edifici residenziali (piazza della Repubblica, via Legnano, via Sant’Antonio Maria Zaccaria) sembrano rielaborare i coevi lavori di Pietro Lingeri, mentre alcuni dettagli dei primi due edifici del quartiere De Angeli Frua manifestano l’influenza del raffinato lessico di Caccia Dominioni.

Sede della Società Elettrica Sarda, piazza Amendola 1, via Pirastu 1, 3, Cagliari, 1957-61. Facciata su piazza Deffenu. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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Uscendo da Milano, l’edificio di Cagliari per la Sede della Società Elettrica Sarda scaturisce dallo studio attento della sapienza costruttiva di Danusso e dei Soncini, con le poderose nervature strutturali a forcella che ricordano sia la celebre Torre Velasca che la meno nota Torre Tirrena. Tali riferimenti, lungi dall’essere riproposti come semplici citazioni, sono rielaborati in una sintesi personale che rivela spesso una notevole capacità inventiva: dai balconi a pianta trapezoidale dei condomini milanesi di piazza della Repubblica e via Legnano, agli elementi frangisole che – ora chiusi ora aperti – animano i prospetti del complesso della Kodak di Cinisello Balsamo fino all’elegante pensilina a sbalzo della Sede della Torcitura di Borgomanero in via Solferino, straordinario episodio di modernità calato nel centro di una storica via del centro di Milano.

Istituto San Marco (ora Accademia della Guardia di Finanza), via Statuto 21, Bergamo, 1960-72. Vista dell’edificio lungo via Statuto. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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Ci sono poi filoni di ricerca più ampi che si potrebbero sviluppare legando l’analisi delle opere di Gho’ alle idee che caratterizzavano la cultura architettonica milanese a partire dagli anni Cinquanta: il Movimento per l’Arte Concreta (MAC) che viene rievocato nella definizione degli atrii in collaborazione con gli artisti, le riflessioni sul rapporto tra modernità e tradizione nella definizione formale delle ville private e dello chalet di famiglia presso Courmayeur, oppure ancora lo studio della relazione tra forma e struttura nel caso dell’Aula Magna, progettata con Aldo Favini, dell’Istituto San Marco di Bergamo, opera nota per essere stata riprodotta sulle monete da duecento lire in occasione del centenario dell’Accademia della Guardia di Finanza.

Stabilimento Kodak, via Giacomo Matteotti 62-64, Cinisello Balsamo, 1960, 1964-65, 1970-74, 1978, 1981, 1988. Vista del complesso nella sua prima configurazione. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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Infine, specialmente nelle opere legate alla produzione industriale (la storica azienda per la produzione di biciclette Legnano, la Kodak, la Poli Chimica e la Bayer), emerge quella peculiare capacità di rispondere con massima razionalità alle esigenze di una committenza spesso attenta alla dimensione funzionale che farà la fortuna del Gho’ architetto al servizio delle aziende, sancendo sodalizi professionali più che decennali scaturiti dalla vittoria di concorsi privati.

Edificio per abitazioni, uffici e negozi, via Vittor Pisani 16, Milano, 1970-71. Prospetto su via Vittor Pisani, con indicazioni cromatiche. Immagine: ©Archivio Gigi Gho’.
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Dal lavoro sull’archivio Gho’, attualmente in fase di completamento parallelamente alla pubblicazione online dei disegni più significativi dei suoi progetti, emerge il profilo di una figura di alto spessore professionale che al pari di alcuni altri suoi coetanei ha lavorato per consolidare quella “qualità architettonica diffusa” che ha fatto la fortuna di Milano città moderna così come oggi la conosciamo.