In questi giorni di pandemia e di forzata permanenza a casa l’interesse generale è principalmente rivolto alle condizioni del contagio, alla sua localizzazione ed espansione. Risultano quindi di estrema importanza le mappe che ci vengono fornite dai notiziari della sera o dai quotidiani, dove vengono indicate le condizioni aggiornate e l’eventuale comparsa di nuovi casi nel territorio.
Tali mappe sono di fatto delle “infografiche”: da definizione, una resa di informazioni organizzate in forma grafica. Una forma di comunicazione sempre più diffusa nei giorni nostri in quanto riesce a condensare molte informazioni in un unico documento (una mappa o un grafico), e che si sposa bene con la nostra società che solitamente non ha né il tempo né la voglia di leggersi un “noioso” articolo intero.
Ma, attenzione: se da un lato la necessità di ottenere una certa semplicità e chiarezza visuale obbliga queste grafiche a una grande capacità di sintesi (che è oggettivamente una qualità), dall’altro è proprio tale semplicità che può indurre in una semplificazione eccessiva o in un’omissione di dati importanti.
È interessante analizzare la storia di quella che è considerata la prima e più rivoluzionaria di queste “mappe grafiche”, ovvero, quella disegnata del medico inglese John Snow nel 1854, durante un’epidemia di colera a Broad Street, Londra.

John Snow (1813–1858).

Tale mappa fu, ai suoi tempi, innovativa perché il medico, andando ad analizzare la posizione dei decessi (indicati sulla mappa con un tratto nero), ebbe l’intuizione che la propagazione della malattia avvenisse attraverso una pompa d’acqua infetta, situata in posizione centrale rispetto ai casi confermati. Ecco la mappa in questione, ed un suo ingrandimento:

La mappa di John Snow dell’epidemia di colera a Broad Street (Londra), 1854.

La mappa di Snow è semplice, ma non semplicistica. Nasce dalla decisione arbitraria e ragionata di paragonare posizione dei decessi e posizione delle pompe d’acqua (e non, ad esempio, dei venti, o dei percorsi dei venditori di carbone); non è, quindi, una semplice resa grafica di dati raccolti, ma uno strumento di elaborazione e supporto di una teoria.
Tale teoria, ovvero, la propagazione della malattia attraverso l’acqua, non fu inizialmente accolta dal mondo scientifico. Il revisore della London Medical Gazette commentò: “A nostro avviso, vi è un intero fallimento della prova che il verificarsi di un singolo caso potrebbe essere imputato in modo chiaro e inequivocabile all’acqua”.
Snow morì improvvisamente a 45 anni, quattro anni dopo l’epidemia di Broad Street. Al tempo della sua morte le sue tesi non erano ancora accettate. Furono confermate solo a seguito di altri studi, circa trent’anni dopo.
La sua storia ci insegna che una corretta infografica, come ad esempio la sua mappa, non è mai una semplice raccolta di dati, ma è strettamente connessa con il metodo con il quale questi dati sono raccolti e con la teoria che si vuole promuovere, informazioni, sfortunatamente, spesso omesse o difficilmente confutabili in molte delle immagini che riceviamo ogni giorno e che, forse ingenuamente, inoltriamo sui social.

Alcuni ulteriori fatti degni di nota:
– i numeri dell’epidemia di colera di Londra del 1854 furono “solo” 616 morti in una Londra che contava “solo” due milioni di persone;
– l’unica eccezione al modello di diffusione della malattia era costituita dagli operai di una birreria che sorgeva non lontano dalla pompa di Broad Street, che non si ammalarono. L’indagine di Snow mostrò che questa era solo un’anomalia apparente, spiegata dal fatto che gli operai bevevano soltanto birra, che il proprietario concedeva loro gratuitamente. La fermentazione, nel processo di produzione della birra, uccideva i batteri del colera; inoltre, la birreria aveva un profondo pozzo privato da dove veniva attinta l’acqua.
– fu individuato anche il caso zero: si trattava di un bambino ammalato di colera, contratta altrove, e morto al n. 40 di Broad Street. I suoi pannolini sporchi erano stati lavati e l’acqua infetta era stata scaricata nel pozzo nero che per una falla nelle pareti inquinò la vicina cisterna da cui sgorgava l’acqua della pompa pubblica incriminata.
– dal 1993 è attiva la John Snow Society, un ente il cui fine è promuovere la conoscenza dell’opera di Snow. I suoi membri, durante la, dal nome evocativo, Annual Pumphandle Lecture, rimuovono e rimpiazzano una pompa d’acqua, per simboleggiare la continua sfida che devono affrontare i progressi scientifici.
– infine, è curioso osservare che a John Snow sia dedicato un pub, giusto antistante alla scultura della pompa, nonostante il medico fosse astemio.