Ogni anno, dal 2020, Antonella Cabassi ci propone ArchiGiorni, un’agenda dedicata all’architettura e agli architetti. Antonella è architetta e insegnante, e il suo amore per l’architettura, per l’arte e per la cultura in generale trasuda dalle sue pagine. Come scrive nella bella prefazione, “ArchiGiorni è un’agenda ma è anche un libro, particolare, una sorta di almanacco in bilico tra le effemeridi e l’antologia”.
Non so se esistano agende simili per altri campi dell’arte e del sapere, ma questa è senz’altro un oggetto fuori dal comune.
Il carattere del volume è annunciato dalla copertina, nera con scritte bianche, in cui campeggia una grande A maiuscola: appartiene a un font disegnato dall’autrice ed è inscritta in un quadrato e in un cerchio, come le lettere rinascimentali e l’Uomo vitruviano di Leonardo. Dichiara subito il riferimento al mondo classico, prediletto dall’autrice, ma evoca anche – forse involontariamente – la grande A di acciaio dipinto di rosso che accoglie chi entra nella scuola di architettura del Politecnico di Milano in via Ampère, dove Antonella ha studiato e insegnato. Ma la A del Politecnico è stilizzata e avanguardista, in linea con il linguaggio del suo progettista Vittoriano Viganò, citato guarda caso sulla pagina del 10 ottobre per il settantesimo anniversario della posa della prima pietra di uno di suoi capolavori, l’Istituto Marchiondi a Milano.

Dunque per ogni giorno dell’anno la pagina relativa contiene in alto, a lato della data e delle ricorrenze religiose, una breve lista di ricorrenze “architettoniche”: soprattutto nascite e morti di architetti più o meno noti, ma anche premi, prime pietre, inaugurazioni di edifici, pubblicazioni di testi di architettura; insomma tutto ciò che attiene agli architetti e alle loro opere. A volte compaiono anche notizie che toccano l’architettura in modo tangente – per esempio la nomina di un personaggio che ha avuto un ruolo nell’approvazione o nella valutazione di un edificio importante – o prettamente storiche, come può essere l’inizio delle trasmissioni della RAI.
Quindi notizie di architettura ma anche di storia e cultura tout court, che ci fanno capire come l’architettura non sia un mondo separato, ma una disciplina che si affianca alle altre, in primo luogo le arti sue sorelle, con cui intrattiene scambi e influenze, in un quadro vasto che coincide con la storia dell’umanità. Le notizie di architettura in senso stretto sono riportate anche a inizio volume, in un utile elenco ordinato per decenni, che permette di avere un quadro sinottico e di leggere i rapporti tra i fatti di uno stesso anno. A piè di pagina sono riportate invece brevi citazioni di testi significativi degli architetti e degli autori (artisti, scrittori, intellettuali…) citati in alto, permettendo così di conoscerne o approfondirne il pensiero, e quindi di stimolare le riflessioni del lettore.
La selezione delle ricorrenze è ampia e variegata, coprendo il mondo dell’architettura in tutti i suoi aspetti e nelle sue varie correnti. Come Antonella scrive nella prefazione, “È probabile tuttavia, se non addirittura inevitabile, che, nonostante gli sforzi, non si riesca a prescindere dalle predilezioni dell’autrice”. Direi che è giusto così, non c’è da scusarsi: impossibile essere neutrali, soprattutto quando ci si occupa di una disciplina dall’interno.

Anche se prevalgono i testi, svolgono una parte importante anche le immagini, collocate in alcuni punti notevoli: nel frontespizio che precede la prefazione, e in apertura di ogni mese per illustrare gli edifici più significativi di cui cadono gli anniversari, sempre accompagnate da brevi didascalie.
Le immagini sono disegnate dall’autrice a penna a mano libera, quindi con stile omogeneo e riconoscibile, ispirandosi a foto e disegni degli edifici citati. Un modo piacevole e intelligente per dare unità al volume, grazie anche al talento grafico di Antonella, che si esprime con scioltezza non solo nella rappresentazione degli edifici ma anche dei corpi umani e delle altre forme del mondo naturale.
Tutto questo ha trovato concreta realizzazione grazie a un editore – le Edizioni San Lorenzo di Reggio Emilia – che ha creduto in questo ambizioso progetto e l’ha portato avanti fino a oggi, e speriamo ancora per molti anni a venire.
Questo fatto ci ricorda come l’architettura (e le pubblicazioni di architettura, care all’autrice e a chi scrive) sia fatta non solo di architetti ma anche di committenti. Come diceva Filarete, l’architettura ha una madre e un padre: la madre è l’architetto, che concepisce e partorisce, spesso con fatica e dolore; il padre è il committente, che mette il seme. Entrambi sono indispensabili per la riuscita dell’opera.