Inaugurata di recente presso il Mudec – Museo delle Culture, la mostra Vincent van Gogh. Pittore Colto non solo illustra la produzione artistica del grande pittore olandese, ma cerca anche di smontare alcuni stereotipi e luoghi comuni relativi alla sua figura di artista maledetto, autodidatta solitario, autodistruttivo e culturalmente isolato.

Vincent van Gogh, Le portatrici del fardello, 1881. Matita, penna con inchiostro (probabilmente scolorito) e acquerello opaco su carta vergata originariamente azzurra. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

Attraverso tre importanti focus che hanno caratterizzato la breve esistenza di van Gogh (1853-1890) – il suo appassionato interesse per la lettura e i libri in generale, la collezione di stampe giapponesi e l’attrazione per la cultura di questo paese lontano, nonché l’influenza che Jean-François Millet ebbe su di lui, con una visione quasi religiosa della natura – la rassegna milanese ci presenta un artista intellettuale colto, al passo con il dibattito culturale del suo tempo.

Vincent van Gogh, Moulin de la Galette, 1886. Olio su tela. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

La mostra, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, è stata resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, da cui provengono circa 40 delle opere esposte, tra cui celebri dipinti come Moulin de la Galette, Autoritratto, Interno di un ristorante, Natura morta con statuetta e libri, Frutteto circondato da cipressi, Veduta di Saintes-Marie-de-la-Mer, La vigna verde, Ritratto di Joseph-Michel Ginoux, Paesaggio con covoni e luna che sorge, Covone sotto un cielo nuvoloso, Pini nel giardino dell’ospedale, Uliveto con due raccoglitori di olive, Tronchi d’albero nel verde.

Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887. Olio su cartone. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

La curatela della mostra è affidata allo storico dell’arte Francesco Poli, con Mariella Guzzoni, curatrice del fil rouge “Van Gogh. Vivere con i libri”, e Aurora Canepari, curatrice della sezione “Van Gogh: il sogno giapponese. Da Parigi alla Provenza”.
Il percorso espositivo delle opere segue l’ordine cronologico, ma anche quello tematico, individuando quattro fasi storiche fondamentali nella vita di van Gogh: il primo periodo (1880-85) trascorso nel Borinage, in Belgio, all’Aia e a Nuenen, nei Paesi Bassi; il soggiorno parigino (1886-87); gli anni ad Arles (1888-89); l’ultimo periodo, quello dell’internamento nell’ospedale di Saint-Rémy.

Vincent van Gogh, Natura morta con statuetta in gesso e libri, 1887. Olio su tela. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

Gli inizi    Vincent van Gogh inizia la sua vita artistica dopo un periodo di predicazione evangelica laica nella comunità mineraria del Borinage. Fu durante l’estate del 1880 che prese la decisione di diventare un pittore. La sua prima opera significativa, Le portatrici del fardello, rappresenta donne che trasportano sacchi di carbone in un paesaggio desolato, simbolizzando le fatiche dei poveri.
Van Gogh era un appassionato lettore e studioso della Bibbia, anche dopo aver abbandonato la predicazione. Inoltre, leggeva opere di autori contemporanei come Michelet, Beecher Stowe, autrice de La capanna dello zio Tom, Hugo e Shakespeare. Questi libri riflettevano i suoi interessi: la condizione dei poveri, l’ingiustizia sociale, la semplicità, la natura e l’indagine dell’animo umano.
L’opera pittorica di Jean-François Millet (1814-1875) ebbe una grande influenza su van Gogh, diventando il suo modello di riferimento. In mostra, si possono vedere disegni di van Gogh che copiano opere di Millet, tra cui Angelus e Il Seminatore.
Nel 1881, van Gogh si trasferì all’Aia cercando di guadagnarsi da vivere come illustratore. Colleziona migliaia di illustrazioni da studiare e scopre autori come Zola e Dickens. Dopo una relazione con Sien, una prostituta, Vincent si separò da lei raffigurandola nel quadro Donna sul letto di morte.
A Nuenen, van Gogh dipinse molte opere con tonalità scure e terrose, tra cui nature morte, paesaggi, ritratti di contadini e la sua prima grande composizione, I mangiatori di patate.

Vincent van Gogh, Salici al tramonto, 1888. Olio su tela su cartoncino. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

Il soggiorno parigino    Il periodo parigino segna una svolta importante nella carriera artistica di van Gogh. Grazie all’aiuto del fratello Theo entra in contatto con gli impressionisti e i neoimpressionisti, che influenzeranno il suo stile. Abbandona le tonalità scure e i temi sociali, adottando una tavolozza più luminosa e sviluppando una tecnica impressionista e pointilliste unica.
Van Gogh era un uomo curioso ed esperto nella storia dell’arte e delle ultime tendenze. Ha studiato attraverso manuali, monografie, riviste, stampe originali e visite ai musei. Ha frequentato brevemente lo studio del pittore Fernand Cormon, facendo amicizia con Henri Toulouse-Lautrec ed Émile Bernard. Insieme a Bernard e Paul Signac, ha dipinto paesaggi ad Asnières.
Van Gogh ha anche incorporato libri nei suoi dipinti, come in Natura morta con statuetta e libri del 1887; fa parte di questo periodo anche l’eccezionale Autoritratto.
Nel contesto di Parigi, il “giapponismo” era una tendenza influente. Van Gogh fu affascinato da questa cultura e collezionò stampe giapponesi (acquistandone più di 600), che influenzarono la sua pittura. La mostra include circa quindici stampe giapponesi e xilografie originali di artisti come Hiroshige e Hokusai. Van Gogh studiò anche importanti volumi illustrati sull’arte giapponese tra cui L’art japonais di Louis Gonse.

Vincent van Gogh, Ritratto di Joseph-Michel Ginoux, 1888. Olio su tela. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

In Provenza    Nel 1888 van Gogh si trasferisce ad Arles. Lontano da Parigi, la sua arte subisce una notevole trasformazione, caratterizzandosi per una vibrante vitalità cromatica. Dipinge paesaggi rurali con fiori e campi di grano, marine a Saintes-Maries-de-la-Mer, scene notturne nei caffè, interni della sua stanza, nature morte celebri come i girasoli, autoritratti e ritratti di persone locali come i coniugi Ginoux, il postino Roulin e altri.
Nella “Casa Gialla” spera di creare una comunità di artisti. Paul Gauguin si unisce a van Gogh ad Arles, ma il loro sodalizio si dissolve a causa di una lite che porta l’artista olandese a tagliarsi un orecchio.
Dopo un periodo di crisi, van Gogh decide di essere internato nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole, vicino a Saint-Rémy. In questo periodo, il “giapponismo” continua a influenzare la sua pittura, ma in un modo atipico. La Provenza, con il suo ambiente incontaminato, il sole intenso e i colori vivaci, diventa il suo “Giappone”, un paradiso rurale come quello ritratto da artisti giapponesi quali Hokusai, Hiroshige e Shunsen.
L’esposizione presenta opere come Salici al tramonto e Frutteto, che evidenziano il suo approccio a colori e forme provenzali. Tra i ritratti più noti vi è quello di Joseph-Michel Ginoux, il proprietario del Café de la Gare di Arles, che viene confrontato con stampe giapponesi di attori kabuki.

Vincent van Gogh, Paesaggio con covoni e luna che sorge, 1889. Olio su tela. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

Nell’ospedale di Saint-Rémy    Van Gogh durante il soggiorno nell’ospedale aveva a disposizione una stanza dedicata alla pittura. Nonostante le frequenti crisi allucinatorie, nei momenti di relativa calma, dipingeva con una straordinaria intensità espressiva. I soggetti principali delle sue opere sono il giardino dell’ospedale, cipressi, uliveti e scene notturne. Inoltre, creava copie libere di dipinti di artisti amati come Delacroix, Rembrandt e Millet.
Nelle opere di questo periodo, si può notare un richiamo all’iconografia orientale. La sua pittura inizia a suscitare interesse, e nel 1890 espone al Salon Les XX di Bruxelles, ricevendo una recensione molto positiva dal critico Albert Aurier. Nel luglio 1890, dopo un soggiorno dal fratello, si trasferisce ad Auvers-sur-Oise, dove si suicida attraverso un colpo di pistola.

Vincent van Gogh, Pini al tramonto, 1889. Olio su tela. Kröller-Müller Museum, Otterlo.

Accompagna la mostra un catalogo riccamente illustrato di complessive 240 pagine, edito da 24 ORE Cultura e curato da Francesco Poli.