In occasione della recente presentazione del suo progetto per un orologio da polso Cauny a Madrid (qui, su weArch) il maestro spagnolo ci ha concesso un rapido confronto. Abbiamo così potuto porgli alcune domande, alle quali ha gentilmente risposto, in un perfetto italiano.

Foto: Giovanni Fiore.

G. F.: Le sue realizzazioni rivelano una puntuale e ricca riflessione sugli spazi di uso pubblico. Quali sono i valori dello spazio pubblico oggi e, secondo lei, questi valori si stanno modificando?

R. M.: Il ruolo dello spazio pubblico oggi è cambiato radicalmente: il pubblico usa con scarsa riconoscenza i valori simbolici che ancora rimangono negli spazi pubblici dal passato.
Oggi nelle città il valore dello spazio si confonde con il valore immobiliare, domina questo tipo di concetto: le città si sviluppano in base a logiche di compravendita degli edifici. Non c’è più il senso di fare degli spazi comuni, degli spazi pubblici, il fulcro della crescita della città.
Ritengo che lo spazio pubblico rappresentava e debba cercare di continuare a simboleggiare almeno 5 grandi tematiche e compiti all’interno della città e della società: identità, scala umana, impegno civico, cultura, esemplarità (nel senso di capacità di essere un luogo educativo, edificante).
Ma le caratteristiche forse più importanti per uno spazio pubblico, legate proprio alla sua possibilità di sfidare i cambi di visione e uso nel tempo, e quindi di essere contemporaneo, sono la sua flessibilità ed adattabilità, qualità necessarie per soddisfare le esigenze in evoluzione della comunità. Gli spazi pubblici ben progettati possono ospitare una varietà di attività ed eventi, garantendo la loro continua vitalità nel tempo.

Bankinter. Foto: ©Michael Moran / OTTO.

Lei ha sempre affiancato alla progettazione, l’attività di docenza e anche l’attività teorica, anche attraverso il lavoro sulle riviste di architettura (ricordiamo “Arquitecturas bis”, di cui è uno dei fondatori, “Nueva Forma” e “Oppositions”). Dato che lavoriamo in questo settore, ci interessa sapere secondo lei qual è il ruolo delle riviste di architettura e com’è cambiato nel tempo (se è cambiato)?

La rivista era un mezzo attraverso il quale era possibile diffondere le idee e le teorie architettoniche, le quali esercitavano un’autentica influenza sia sugli studenti, sia sugli insegnanti.
Io credo che oggi la diffusione di quello che si sta facendo, in particolare gli esperimenti innovativi che fanno le università e le scuole di architettura, non sia più affidata a quel veicolo, non avvenga più attraverso le riviste.
Queste forse mantengono ancora un certo livello accademico, che però non ha la stessa importanza che aveva anni fa, quando aveva un ruolo insostituibile sia nella diffusione delle avanguardie, sia per l’aggiornamento dei professionisti.

Foto courtesy of Cauny.

Lei lavora da sempre sia nel vecchio che nel nuovo continente. Ci può dire almeno una differenza del progettare opere architettoniche in America (Stati Uniti) e in Europa?

Per rispondere a questa domanda non è sufficiente il poco tempo che abbiamo a disposizione!

Anche questa è comunque una risposta, che ci fa intuire la complessità del tema e, soprattutto, la ricchezza e la stratificazione, nel pensiero e nelle opere, di questo grande maestro.

Bankinter. ©Rafael Moneo.

José Rafael Moneo Vallés, più conosciuto come Rafael Moneo, nato il 9 maggio 1937 a Tudela, in Spagna, ha studiato architettura alla Scuola di Architettura di Madrid, dove si è laureato nel 1961, e successivamente alla Scuola di Architettura dell’Università di Roma, come borsista.
La carriera di Moneo è decollata negli anni Sessanta ed è stata riconosciuta a livello internazionale per il suo impegno nel creare architetture che si integrano profondamente nel tessuto urbano esistente. Le sue prime opere, come l’edificio Bankinter a Madrid (1976) (qui), mostrano la sua inclinazione per la chiarezza geometrica e l’espressione materica.
Il conferimento del Premio Pritzker per l’architettura nel 1996 ha portato l’attenzione sulla sua filosofia architettonica su scala globale. Questo riconoscimento ha a sua volta influenzato architetti e studenti di tutto il mondo, ispirandoli a esplorare approcci simili che enfatizzano il contesto, l’atemporalità, la materialità e l’integrazione di vecchio e nuovo. Il suo lavoro continua a essere fonte di ispirazione per gli architetti che cercano un equilibrio armonioso tra l’innovazione del progetto e la profonda comprensione degli ambienti in cui costruiscono.
Ma ha avuto anche molti altri riconoscimenti a livello mondiale, tra cui il RIBA Royal Gold Medal (2003), la Medaglia d’oro dell’architettura (2006), il Prince of Asturias Award per le arti (2012), il Premio Imperiale (2017), il Premio Nazionale di Architettura di Spagna 2015 (già ottenuto nel 1961 assieme a Fernando Higueras per il Centro di Restauro Artistico di Madrid) e il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia (2021).
Alcuni tra i suoi progetti più iconici sono la Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli a Los Angeles, completata nel 2002 e l’ampliamento del Museo del Prado di Madrid, terminato nel 2007.
Nel corso della sua carriera, Moneo ha ricoperto diverse posizioni accademiche, tra cui la cattedra di architettura presso la Harvard Graduate School of Architecture. Le sue opere scritte, come La solitudine degli edifici (1986) e Theoretical Anxiety and Design Strategies in the Work of Eight Contemporary Architects (2004), contribuiscono ulteriormente alla sua eredità e alla sua influenza nel discorso architettonico.

Foto courtesy of Cauny.

Altri due articoli sull’opera di Rafael Moneo presenti su weArch riguardano il suo Edificio per uffici e abitazioni a Schinkelplatz, a Berlino (qui), e il libro La vida de los edificios. La mezquita de Córdoba, la lonja de Sevilla y un carmen en Granada (qui).