Alla fine del 1200 San Gimignano e Colle Val d’Elsa raggiungono la loro piena autonomia come liberi Comuni e nasce tra i due un patto di amicizia che definisce le zone territoriali e le politiche di espansione. Tra il 1309-20 viene eretto sul Monte dei Lecci un poderoso castello: linea di demarcazione e di controllo, il paese che vi sorgerà presto attorno venne chiamato Castel di San Gimignano. Esisteva già prima del 1300 una Chiesa dedicata a Santa Cristina situata presso un piccolo gruppo di case rurali e poderi in località dove è costruito il cimitero.
Il cimitero di Castel San Gimignano è un esempio paradigmatico di Camposanto nella campagna Toscana: espressione della civitas che ha vissuto il borgo e il suo territorio agricolo, fonte di vita.

Foto: ©Filippo Poli. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

La sua forma unitaria, conserva ancora chiaramente visibili i suoi caratteri tipologici: un recinto con muratura in pietrame e campi di sepoltura su quote altimetriche sfalsate a seguire le pendenze del terreno secondo un andamento terrazzato. Gli accessi molteplici seguono l’articolazione dei due campi superiore e inferiore.
Il muro di confine in pietra è sottolineato lungo il lato a nord da un filare di cipressi, mentre altri cipressi isolati sono presenti in prossimità degli ingressi ad est e a ovest in corrispondenza del campo di sepoltura inferiore.
I cipressi mediano visivamente l’inserimento del cimitero nel paesaggio circostante. Il valore paesaggistico del manufatto nella sua essenzialità e semplicità è ancora in larga parte preservato, sia come punto privilegiato di percezione del paesaggio sia come naturale proseguimento di esso nel confine del camposanto in una sorta di continuum visivo.
Il progetto di riqualificazione si è espresso in un rapporto equilibrato tra pieni e vuoti esistenti. Il nuovo segno dei muri in gabbionature contenenti pietra calcarea locale che tracciano i nuovi loculi, dialogano con le sequenza lineari delle murature del recinto di confine e del muro a secco del salto di quota tra il campo superiore e quello inferiore. La conformazione a cappella dei nuovi loculi determina il giusto spazio per la preghiera e il ricordo. La massa plastica dei due cubi di pietra del nuovo volume compongono dialettici rapporti tra interno e esterno, tra pieni e vuoti, tra memoria e presente.

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La scelta consapevole di impiegare un componente architettonico (muri in gabbionature) utilizzati di consueto come contenimento di pendii e terre è stata determinata dalla tensione espressa del luogo. I muri a secco rappresentano il diretto legame fisico e spirituale con la vita di chi ha vissuto il contesto ambientale, civico e culturale di Castel San Gimignano. Luogo carico di storia e di lavoro con e per le terre: materia di sostentamento e di vita. Il muro a secco del terrazzamento tra i due campi è stato restaurato e consolidato e in testa è stata posizionata una spalletta di protezione realizzata con gabbionature lineari naturalizzate con essenze vegetali di Sedum multivarietali.
La scala di collegamento fra i due campi è stata anch’essa riqualificata con la sostituzione delle spallette con nuovi setti in gabbionatura. Inoltre, due percorsi pavimentati in blocchi di cls prefabbricati a misura differenziata posati a secco ed inerbiti, definiscono i percorsi tra i vari ambiti. Il campo superiore è stato liberato dalle vecchie demolizioni e piantumato a prato.
Infine, sono stati realizzati interventi di manutenzione degli intonaci ammalorati e il restauro degli esterni della piccola cappella esistente e delle murature.
Nuovi cipressi attenuano l’impatto visivo con i vecchi loculi costruiti negli anni ’70 del ’900 e piante di gelsomino scorrono lungo le pareti dei muri gabbionati. Con il passare delle stagioni contamineranno il muro, metafora di come memoria e vita siano un tutt’uno nella caducità della vita.

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Redevelopment of Castel San Gimignano cemetery, San Gimignano (Siena), Italy

At the end of the 1200s, San Gimignano and Colle Val d’Elsa achieved full autonomy as free Municipalities and a pact of friendship was established between the two, which defined the territorial areas and expansion policies. Between 1309 and 1320, a mighty castle was erected on Monte dei Lecci, acting as a line of demarcation and control. The town that soon sprang up around it was called Castel di San Gimignano. Before the 1300s there was already a church dedicated to Santa Cristina located in a small group of rural houses and farms in the area where the cemetery was built.
The cemetery of Castel San Gimignano is a paradigmatic example of a “camposanto” in the Tuscan countryside: an expression of the civitas found in the village and its agricultural land, a source of life. The typological characteristics of its uniform shape are still clearly visible: an enclosure with stone masonry and burial fields at staggered altitudes, following the slopes of the land in a terraced pattern. The multiple entrances follow the articulation of the two upper and lower fields.
The stone border wall is enhanced along the north side by a row of cypresses, while other isolated cypresses are found near the east and west entrances in line with the lower burial ground.

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The cypresses visually mediate the cemetery’s integration into the surrounding landscape. The structure’s value to the landscape, in its minimalism and simplicity, is still largely preserved, both as a privileged point for viewing this landscape and as its natural continuation at the cemetery’s edges, in a sort of visual continuum. The redevelopment project entailed a balanced relationship between existing full and empty spaces. The new feature of the gabion walls containing local limestone, which trace the new niches, dialogue with the linear sequence of the boundary walls and the dry stone wall marking the change in height between the upper and lower fields. The chapel-like shape of the new niches creates a space suitable for prayer and remembrance. The sculptural mass of the two stone cubes of the new volume produce dialectical relationships between interior and exterior, full and empty, past and present.

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The conscious choice to use an architectural component (gabion walls) usually used as containment for slopes and land was based on this place’s manifest tension. The dry stone walls represent the direct physical and spiritual connection with the lives of those who have lived in the environmental, civic and cultural context of Castel San Gimignano. A place full of history and work, with and for the land: a matter of sustenance and life. The dry stone terrace wall between the two fields has been restored and consolidated, and a protective shoulder made of natural linear gabions with multivarietal Sedum plant essences has been placed at the top.
The steps connecting the two fields have also been renovated, with the shoulders replaced with new gabion structures. In addition, two paths paved with different sizes of prefabricated concrete blocks have been dry-laid and grassed, marking the routes between the various areas. The upper field has been freed from the old demolitions and planted with grass. Lastly, maintenance work has been done on the damaged plaster and the restoration of the exterior of the small existing chapel and the walls. New cypresses soften the visual impact with the old burial niches built in the 1970s, and jasmine plants grow along the sides of the gabion walls. As the seasons pass, they will change the wall’s appearance, a metaphor for how memory and life are all one in the transience of life.

Planimetry. (click on the image to view the photo gallery)