Apro il website di Snøhetta Studio e leggo: “We are Snøhetta. We create architetture, landscape, interiors, product design and graphic design”. Improvvisamente tutto il viaggio ad Oslo, fatto un anno fa, viene “resettato” e riprendo le foto che ho scattato nel settembre 2021 nella capitale norvegese, cercando di spiegare a me stessa e spiegare ora a voi, la fascinazione e le emozioni provate in presenza di una tra le opere più interessanti di questo Studio: l’“Opera House” (Norwegian National Opera and Ballet).

Ho approfondito oramai da molti anni, come architetto, e attraverso i miei scritti il rapporto tra architettura e spazio aperto, cioè, la relazione tra architettura e natura, pubblicando tra l’altro proprio in weArch alcuni miei progetti e recensioni dei miei libri.
Posso dire, inoltre, avendo conosciuto altri studi di architettura contemporanei e all’avanguardia, che si occupano di relazionare i loro edifici con il contesto in cui si insediano, che questo EDIFICIO PUBBLICO è sicuramente, ancora, il più innovativo tra questi, malgrado la data di realizzazione sia 2008.

Un edificio pubblico che ha quattordici anni, e che nella velocità in cui si consumano le esperienze spaziali dell’uomo negli spazi urbani, ancora rappresenta una “anomalia”, in quanto questa Architettura “abita”, come punto focale, la città di Oslo e viene utilizzato dai suoi abitanti, e dalle miriadi di turisti, in una modalità talmente diretta e “naturale” che mi domando: è forse da sempre presente in quel punto preciso della città? Quindi, siamo in presenza di un “Luogo” e non di un edificio iconico, come peraltro molti edifici pubblici contemporanei mirano ad essere?
Opera House di Snøhetta è uno spazio in cui sembra armonicamente unito spazio aperto e spazio chiuso.

Dal punto di vista della composizione spaziale, collocato in prossimità dell’acqua, pare come se le Onde del mare fossero state modellate dal vento, e che infrangendosi sulla costa, si infrangessero e si solidificassero in un volume “Litico” architettonico.
Il volume dunque pare generato da un movimento, e da questo movimento nascono le rampe ed i percorsi in cui i passaggi dell’uomo si possono svolgere, fino al tetto del volume stesso.
Dal tetto dell’Opera House di Snøhetta si ha una vista mozzafiato sull’intorno, sia sull’inizio del Fiordo, che sul Sentrum (centro della città).

Opera House di Snøhetta attrae l’attenzione del visitatore straniero ed insieme dell’abitante norvegese, anche da lontano , cioè, se ci si avvicina dal mare e ci si avvicina a piedi dal Sentrum; l’esperienza spaziale cinestetica è una stupefazione, ad esempio, se si arriva da una camminata sull’acqua, e poi a poco a poco lo spazio aperto diventa litico con delle grandi superfici vetrate, e percepisci l’ alternarsi di visuali, tra spazio aperto e chiuso, poiché il volume è quasi “inesistente” impercettibile perché i vetri praticamente riflettono il cielo.
Infatti, nelle ore diverse della giornata in cui si abita questo spazio pubblico, l’Architettura muta, influenzata dalla Luce del giorno e dalle luce della sera.
A questo punto della mia narrazione, offro alla vostra lettura le mie sensazioni di viaggio, un taccuino di impressioni che consolidano in me la convinzione che Oslo non solo offra interventi spaziali ed architettonici “ancora d’avanguardia”,– come Opera House e il Museo di Renzo Piano – ma anche paesaggi e spazi pubblici a misura d’uomo in cui poter costruire relazioni sociali, in cui turisti e abitanti si possano, infine, ritrovare: che sia quel Genius Loci di cui parlava C. N. Schulz?

Taccuini di viaggio

Inizia il mio viaggio ad Oslo…. arrivo in aereo e seleziono in Google Maps i parchi e i luoghi… gli spazi pubblici, Opera House, museo di Renzo Piano… da visitare e di cui fare report, e da ridisegnare sui miei taccuini…. Notebooks… Nel percorso dall’aeroporto fino ad Oslo il paesaggio si compone di una campagna popolata da qualche fattoria e qualche casetta in legno.
Farò brevi video di Opera House del gruppo Snøhetta…. Dove l’edificio sarà un corpo materico da percorrere. Lo spazio cinestetico. I percorsi del passo dell’individuo… Il sopra e il sotto… L’interno e l’esterno….
Avvicinandomi dal Sentrum alla zona di Opera House mi affascina il rapporto naturale della città norvegese con l’Acqua del mare…. naturale e spontaneo… i gabbiani e il vento, sì, il vento… che crea dei cieli bellissimi!… vento, pioggia e sole forte… questo è il tempo di metà settembre…

Opera House è obiettivamente un punto attrattivo…. stupendo…. Si arriva da una camminata sull’acqua e poi, a poco a poco, lo spazio aperto diventa solido…. con grandi superfici vetrate… sintesi tra spazio aperto e chiuso e il volume è quasi inesistente, impercettibile… perché i vetri praticamente riflettono totalmente il cielo!
…Appena lo abito…. Salendo sopra a questa onda del mare che diventa scultura… a questo grande “Cristallo” arrivato a riva dal Fiordo…. Appena lo abito e lo percorro per circa 2 ore, penso: l’uomo contemporaneo non si accontenta di vedere e abitare un luogo, vuole essere stupito da esperienze “memorabili”… vuole essere coinvolto in stupefazioni!… Gli edifici collettivi oggi devono fungere da parchi costruiti…. Devono contenere e permettere di vivere tempi di relax e tempi molto accelerati della vita…
Questo è il loro ruolo…Se poi hanno, come in questo caso, il mare o il fiordo dinanzi loro sono avvantaggiati… e la Natura li completa.

Il Museo dell’Arte di Renzo Piano (Astrup Fearnley Museum of Modern Art), anno di realizzazione 1993, nella zona del Quartiere innovativo (fatto di edifici residenziali e loft, ristoranti…) posto dietro l’area, verso il mare, del Palazzo del Centro Nobel per la Pace (Nobel Peace Center), che si affaccia sulla piazza del Municipio… con il suo rivestimento in legno essenza teak pare una barca arenata, molto interessante… il Museo diviso in due parti funzionali, da cui si traguarda il mare… Questa separazione crea un cannocchiale ottico, che, avvicinandosi, ci fa apparire il mare stesso… lo spazio aperto e pubblico al suo intorno è altrettanto ben studiato, e  viene utilizzato come spazio di sosta… è una area di pertinenza alle residenze utilizzata come piscina “naturale” con acqua di mare… Qualcuno si tuffa… è sera… è molto tardi… Fa freddo… mi siedo a osservare il luogo abitato dal quale si osserva un mare immenso….

Rientro a Milano… Bellissima la campagna sulla strada per Torp (aeroporto)… poi,  foreste di abeti e, infine, cieli vasti.

Milano, 30 settembre 2022