La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, parte integrante del circuito MASILugano e tra le più rilevanti per l’arte italiana dal primo Novecento a oggi, presenta al pubblico la mostra Balla ’12 Dorazio ’60. Dove la luce. Curata da Gabriella Belli, e con il progetto allestitivo di Mario Botta, l’esposizione svizzera, scaturita da un’idea di Danna Battaglia Olgiati, racconta attraverso 47 opere l’affinità elettiva tra due grandi maestri dell’arte italiana, Giacomo Balla (1871-1958) e Piero Dorazio (1927-2005), testimoniata dagli incontri intercorsi tra di loro all’inizio degli anni Cinquanta.

Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente n. 1, 1912. Matita, olio e pastello a cera su carta, 99 x 59 cm. Luigi Carlon, Verona ©2023, ProLitteris, Zurich.

Il titolo della mostra fa riferimento a due date importanti: il 1912, anno in cui Balla realizza le celebri Compenetrazioni iridescenti e il 1960, quando Dorazio, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli ’60 crea le sue Trame, ispirato, appunto, dagli studi pittorici di Balla.
Un altro tema presente nel titolo, tratto da un’omonima poesia di Giuseppe Ungaretti del 1930, è quello della luce, intesa come essenza della vita e punto di confronto quasi inevitabile per artisti che spesso ne hanno misurato le proprie capacità espressive.

Piero Dorazio, Allo scoperto, 1963. Olio su tela. 162 x 114 cm. Pinacoteca “Corrado Giaquinto”, Bari ©2023, ProLitteris, Zurich.

Nate nel 1912, durante un soggiorno a Düsseldorf, le Compenetrazioni iridescenti rappresentano un momento cruciale nella carriera artistica di Giacomo Balla, in quanto costituiscono una preziosa testimonianza delle sue precoci sperimentazioni geometriche, tanto da potersi considerare precorritrici dell’astrattismo. Con le Compenetrazioni, spesso elaborate in forma di studi su fogli di block-notes, Balla presenta una nuova idea di pittura che cerca di catturare la complessità della luce direttamente dalla natura, per poi raffigurare la sua “anatomia” attraverso originali composizioni e geometrie triangolari, a nastro o sferiche.
In mostra sono esposti oltre venti esemplari delle Compenetrazioni, provenienti da collezioni private e museali, tra cui la Galleria d’arte Moderna di Torino e il Mart di Trento e Rovereto.

Giacomo Balla, Compenetrazioni Iridescenti (studio), 1912/1913. Acquarello su carta, foglio dal taccuino di Düsseldorf, 12,5 x 17,7 cm. Collezione Gian Enzo Sperone ©2023, ProLitteris, Zurich.

Piero Dorazio realizza le sue grandi tele, chiamate Trame, tra il 1959 e il 1963, quasi cinquant’anni dopo gli studi e le ricerche di Balla. Le sue opere sono caratterizzate da una tessitura formata da una fitta rete di materia-luce e linee incrociate irregolari, oltre che da formati generosi e colori vivaci; i “luoghi” di ombre e luci che sbucano tra i triangoli del pattern delle Trame rimandano alle sperimentazioni di Balla. Le “smagliature” nelle fitte trame geometriche dei suoi dipinti, di cui in mostra sono presenti oltre venti dipinti, sono state appositamente provocate per dar vita a “una illuminazione imprevista della coscienza, un modo di visualizzare l’attimo fuggente”.

Piero Dorazio, Few roses, 1963. Olio su tela, 162,8 x 130,5 x 3 cm. Collezione privata ©2023, ProLitteris, Zurich.

È interessante notare che le sperimentazioni presenti nelle Compenetrazioni iridescenti e nelle Trame, pur essendo un punto di rilievo nella continuità tra le avanguardie storiche dell’arte moderna italiana (Balla) e la pittura del Secondo Dopoguerra (Dorazio), rappresentano solo una breve parentesi temporale nei percorsi personali di entrambi gli artisti.

Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente radiale (Vibrazioni prismatiche), 1913-14 ca. Tempera su cartoncino, GAM – Galleria civica d’Arte Moderna e contemporanea. Su concessione della Fondazione Torino Musei ©2023, ProLitteris, Zurich.

L’allestimento della mostra Balla ’12 Dorazio ’60. Dove la luce, presso gli spazi espositivi adiacenti al centro culturale LAC (Lugano Arte e Cultura), è stato realizzato da Mario Botta. Il progetto prende spunto dalle forme geometriche triangolari presenti nelle due serie di sperimentazioni, proponendole rielaborate tridimensionalmente attraverso la creazione di singoli “box” e divisori per ospitare i dipinti e, allo stesso tempo, distinguere le opere dei due protagonisti della mostra. Ciò offre ai visitatori un’unica grande esperienza armonica in cui le opere degli artisti sono esposte alternativamente in spazi distinti, considerando anche la rilevante differenza di dimensioni tra le Compenetrazioni e le Trame. Le opere di Balla sono sospese, staccate dalle pareti, in nicchie bianche triangolari, mentre quelle di Dorazio impreziosiscono le porzioni di pareti lineari dipinte di nero.
Come in una vasta composizione filosofico-architettonica yin e yang, le sperimentazioni di Balla e Dorazio, nelle loro diversità e similitudini, hanno fornito a Mario Botta l’occasione per presentare un progetto di forte equilibrio e, insieme, di interazione dialettica complementare.

Mario Botta Architetti, modello di studio. Foto ©Enrico Cano.

Fa parte della mostra di Lugano anche un libro-catalogo di 186 pagine, edito da Mousse Publishing, con saggi di Gabriella Belli, curatrice della mostra, Francesco Tedeschi, autore del Catalogo Ragionato di Piero Dorazio, Riccardo Passoni, direttore della GAM di Torino, dove sono conservati i disegni più importanti di Giacomo Balla, e un’intervista a Mario Botta, progettista dell’allestimento. Il volume, elegante e ampiamente illustrato, è completato dagli apparati critici a cura di Giulia Arganini (per Balla) e Valentina Sonzogni (per Dorazio).

Mario Botta, Schizzo.