Il 27 settembre è stata la terza giornata internazionale dedicata allo sciopero per la salvaguardia del clima. In Italia, circa un milione di persone ha preso parte al global strike e alle manifestazioni del Fridays for Future, portando l’attenzione sulla necessità di agire passando dalla parola ai fatti.
Il cambiamento climatico coinvolge tutti i settori dell’economia, edilizia in particolare. Si stima infatti che circa il 40% delle emissioni di CO2 in atmosfera siano prodotte dagli edifici, i quali consumano energia e risorse durante la fase di produzione dei materiali, di uso da parte dell’utenza e di fine vita, nella fase di demolizione e smaltimento dei materiali, incidendo significativamente sulla biodiversità e sugli habitat naturali.
Sempre di più ricerca e tecnologia cercano di trovare soluzioni atte a plasmare una sostenibilità completa dell’edificio, dove il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente possa relazionarsi senza problemi con la sostenibilità economica e sociale.
Dichiarazioni ambientali di prodotto (EPD), direttive nazionali per nuovi edifici e materiali (Criteri Ambientali Minimi), protocolli internazionali che includono la metodologia Life Cycle Assessment (LCA), ottimizzazione delle prestazioni energetiche nei nuovi edifici passivi (nZEB), attivazione dei processi di ecodesign e di Circular Economy sono alcuni esempi di come oggi il settore dell’edilizia si stia muovendo verso la sostenibilità ambientale. Tuttavia, questa transizione risulta essere ancora troppo lenta, a causa di una mancata consapevolezza collettiva sulle tematiche ambientali, che oggi invece inizia a diffondersi e a crescere esponenzialmente.

Proprio da questa consapevolezza nasce il movimento Italian Architects Declare Climate and Biodiversity Emergency, movimento internazionale che si pone come obiettivo la mobilitazione del mondo dell’architettura per combattere la crisi climatica e salvaguardare la biodiversità. Il movimento nasce in Inghilterra e rapidamente si espande in altri paesi, tra cui Australia, Norvegia, Islanda, Sud Africa e Nuova Zelanda.
In Italia, sono 8 gli studi firmatari fondatori (Piuarch Studio, Schiattarella Associati, Archilinea, Park Associati, Michele De Lucchi Architects, Fuksas, Labics, ABDR), mentre sempre più studi hanno iniziato ad aderire al movimento firmando il manifesto, ossia 11 punti fondamentali che ogni professionista del settore dovrebbe rispettare per creare progetti virtuosi caratterizzati da basso impatto ambientale e alte performance prestazionali.

Gli undici punti sono:
– aumentare la consapevolezza riguardo l’emergenza climatica e la perdita di biodiversità e sensibilizzare i nostri clienti e fornitori circa l’urgente necessità di agire;
– sostenere un cambiamento più rapido nel nostro settore verso pratiche di progettazione rigenerativa come anche una più alta priorità di finanziamento da parte del governo per fronteggiarle;
– stabilire i principi e le tecniche di mitigazione del clima e della biodiversità come chiave di successo del nostro settore: dimostrato da diversi premi, studi e inchieste;
– condividere conoscenze e ricerche a tal fine su base open source;
– valutare tutti i nuovi progetti che possano ostacolare un contributo positivo alla mitigazione della crisi climatica e incoraggiare i nostri clienti ad adottare questo nuovo approccio;
– riqualificare gli edifici esistenti favorendone un uso prolungato come alternativa più efficiente alla demolizione e alle nuove costruzioni laddove sia possibile;
– includere il costo del ciclo di vita, la modellazione del carbonio e la valutazione dell’impatto di occupazione dell’edificio come parte delle fasi di progettazione, per ridurre l’uso di risorse;
– adottare più principi di progettazione rigenerativa nei nostri studi, con l’obiettivo di produrre progetti architettonici e urbanistici che vadano oltre lo standard delle zero emissioni di carbonio;
– collaborare con ingegneri, imprese, fornitori e clienti per ridurre ulteriormente i rifiuti di costruzione;
– accelerare il passaggio a materiali a basse emissioni di carbonio in tutto il nostro lavoro;
– ridurre al minimo lo spreco di risorse nell’architettura e nella pianificazione urbana, sia su larga scala che nel dettaglio.

Dagli 11 punti si evince come condivisione delle conoscenze, attenzione al ciclo di vita di materiali ed edifici, riduzione degli sprechi (energetici e materici), e controllo/consapevolezza degli impatti ambientali siano temi ormai fondamentali nel settore delle costruzioni, da cui non si può e non si deve prescindere.
La speranza oggi è che il tema della lotta ai cambiamenti climatici possa smuovere le coscienze di molti, auspicando che sempre più professionisti prendano atto dei cambiamenti in corso e si uniscano al movimento. Come progettisti, abbiamo la responsabilità di compiere scelte consapevoli, guidando i committenti verso edifici e spazi urbani sostenibili e spingendo l’innovazione tecnologica verso una modifica dei paradigmi attuali.