Fino al 1° luglio, a Torino, presso la “Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli”, è in corso la mostra Frank Lloyd Wright tra America e Italia, che ripercorre, attraverso il suo ricco e interessante apparato iconografico, il tragitto progettuale del famoso architetto americano, a partire dalla sua prima visita italiana, avvenuta nel 1910 a Fiesole, fino all’ultima del 1951.

Solomon R. Guggenheim Museum (New York, New York). Exterior perspective. © The Frank Lloyd Wright Foundation Archives (The Museum of Modern Art | Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University, New York).

La relazione che Wright ebbe con l’Italia si potrebbe riassumere come un rapporto di proficua collaborazione e di reciproca soddisfazione.
In Italia, come del resto in molti altri paesi, l’architettura “organica” proposta da Wright ebbe molti estimatori e seguaci, tra i quali anche Bruno Zevi, Luigi Piccinato, Mario Ridolfi e Pier Luigi Nervi. Inoltre, nell’immediato dopoguerra, la sua figura fu indicata, da molti architetti e intellettuali italiani, quale esempio di libertà e di democrazia da seguire per la ricostruzione del Paese, mentre, già nel 1935, Edoardo Persico, direttore di “Casabella”, tenne una lezione in cui Wright fu assunto “ad arbitro della libertà, dell’individualismo e della diversità”.
Invece, il maestro americano, nato nel 1867, visitò l’Italia già nel 1910, quando trascorse sei mesi a Fiesole, dedicandosi alla scrittura e al disegno; vi ritornò nel 1951, in occasione della mostra monografica sulla sua opera Sixty Years of Living Architecture; inoltre, realizzò il progetto chiamato il Masieri Memorial, da costruire a Venezia, sul Canal Grande, in memoria di Angelo Masieri, uno dei suoi discepoli scomparso durante un viaggio in Arizona.

Frank Lloyd Wright at Taliesin West. © The Frank Lloyd Wright Foundation Archives (The Museum of Modern Art | Avery Architectural & Fine Arts Library, Columbia University, New York).

L’esposizione, che attraversa uno spazio temporale di oltre quarant’anni, è suddivisa in sei sezioni:
La mostra italiana, dedicata alla grande mostra “italiana”, allestita a Palazzo Strozzi nel 1951, e all’architettura “organica”, ma anche alle sue implicazioni politiche in quanto usata per promuovere ideali di libertà e di individualità;
Le Prairie Houses illustra progetti costruiti negli anni tra il 1900 e il 1909, che utilizzavano essenzialmente il legno come materiale da costruzione e le praterie del Midwest come paesaggio;
I blocchi di calcestruzzo. Negli anni ’20 Wright iniziò le sue prime sperimentazioni con i blocchi di calcestruzzo realizzati in loco, in California e nei deserti del sud-ovest, spesso arricchiti dalle texture appositamente studiate;
La rinascita degli anni 1930 è il periodo della sua rinascita professionale, in cui costruì, tra le altre, opere quali Fallingwater, Johnson Wax Building e Wingspread;
Grattacieli espone un nuovo sistema costruttivo progettato da Wright, derivato dal sistema di alcune specie di piante, detto “a fittone”, con un nucleo centrale in cemento armato, incassato nella terra e da cui aggettavano i pavimenti;
Progetti pubblici e civici. Wright riteneva gli spazi urbani “comunitari” fondamentali per lo sviluppo delle sue idee sulla democrazia e sulla comunità, in quanto essenziali per lo scambio sociale, culturale e politico.