Tra i numerosi prestigiosi incarichi di responsabilità che ricopri (Prorettore del Polo territoriale di Mantova del Politecnico di Milano, Delegato del Rettore per le Politiche culturali, responsabile della Cattedra UNESCO, presidente dell’Associazione Italiana Storici dell’Architettura), se dovessi tenerne soltanto uno quale sceglieresti e perché?

In realtà, si tratta di diversi aspetti di un solo incarico, dedicato alla formazione universitaria nel campo dell’architettura, dell’ingegneria e del design, le tre discipline politecniche. La mia specializzazione, ovvero, l’insegnamento della “storia dell’architettura” mi aiuta molto, perché permette una visione che tiene memoria delle diverse “forme del tempo”.

Tra pochi giorni s’inaugura la quinta edizione di “MantovArchitettura”, una manifestazione che hai promosso come Prorettore del Polo territoriale di Mantova, insieme al sostegno di tutta la struttura del Politecnico di Milano, e che ogni anno riesce ad arricchire il suo programma, gratuito, rivolto agli “addetti ai lavori” – architetti e studenti di architettura −, ma anche a tutti gli altri che vogliono accrescere la loro cultura nel campo dell’architettura. Quali sono le novità di questa edizione e quali, se ce ne sono state, le “defezioni” dell’ultimo minuto? Il “format” della manifestazione, ormai abbastanza consolidato, continuerà o avete novità al riguardo?

Per una Università, organizzare un mese di convegni, workshop e mostre dedicati all’architettura non è un compito semplice. Ci sono molte persone − docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti − che vi lavorano dedicando tempo ed energie oltre l’attività ordinaria.
L’idea che anima “MantovArchitettura” è quella di mettere in relazione il mondo della professione, a livello nazionale e internazionale, con gli studenti che hanno scelto di imparare il mestiere dell’architetto.
Ma i nostri eventi sono aperti anche agli architetti impegnati nella formazione permanente, da qui la collaborazione con gli Ordini professionali, e a tutti i cittadini interessati a capire come i luoghi possano cambiare con l’utilità e la bellezza dell’architettura.
In questa prospettiva, Mantova è la città ideale, per la dimensione umana del suo centro storico, per la generosa ospitalità dei cittadini e per i capolavori d’architettura, come Palazzo Ducale, il Teatro Bibiena, il Tempio di San Sebastiano, Palazzo Te, la Casa del Mantegna, all’interno dei quali teniamo gli eventi di “MantovArchitettura”. Ma non vanno dimenticate le tappe a Verona, quest’anno impreziosite dalle conferenze che si terranno all’interno del Museo di Castelvecchio.
Oltre a ciò, per quanto riguarda le novità, vista la consolidata presenza di Edoardo Souto de Moura, Pritzker Price e docente al Polo di Mantova del Politecnico e la collaborazione con la rivista “Casabella”, puntiamo molto sulla ricerca di nuove esperienze di progettazione particolarmente interessanti per il modo di confrontarsi con la storia.
Mentre sul “format” stiamo lavorando affinché sia sempre più stretto il legame con i corsi di laurea e in particolare con il nostro master in “Architectural Design and History”.
Infine, se il problema delle assenze dell’ultimo minuto è affidato all’imprevedibilità delle cose quotidiane (non posso dimenticare la telefonata di Alvaro Siza dispiaciutissimo perché non stava bene e non riusciva a partire), dall’altra parte possiamo contare sul grande entusiasmo con il quale tutti gli architetti internazionali accettano il nostro invito.

MantovArchitettura” è un evento organizzato nell’ambito delle attività della Cattedra UNESCO in “Pianificazione e tutela architettonica nelle città patrimonio mondiale dell’umanità”. Nello specifico, come si svolge la collaborazione con la Cattedra UNESCO? Immagino che non si focalizzi soltanto sugli eventi pubblici della manifestazione, ma vada oltre il mese di maggio secondo un programma concordato, giusto?

La Cattedra UNESCO promuove un insieme di attività di formazione e ricerca, che si svolge durante tutto l’anno a Mantova e nel mondo. Tra queste c’è anche “MantovArchitettura”, ma la parte centrale è il programma destinato ai giovani ricercatori, impegnati a studiare i casi internazionali in cui il progetto d’architettura interviene nei centri storici. Ad esempio, abbiamo avviato una collaborazione con la Tonji University di Shanghai sul tema della tradizione architettonica cinese. Oltre a ciò, abbiamo messo a disposizione una serie di borse di studio per gli studenti che vogliono frequentare il nostro master.

Da poco sei stato designato come Delegato del Rettore per politiche culturali del Politecnico di Milano, con la “delega” anche per gli Archivi e le Biblioteche. Il Politecnico milanese, che ormai costituisce una realtà affermata a livello internazionale, produce annualmente moltissime iniziative di valore. Quali sono le prossime in programma che state per promuovere?
Invece, per gli Archivi e le Biblioteche del Politecnico, quali sono i vostri programmi futuri per promuovere queste prestigiose istituzioni ancora di più presso il pubblico dei non soli addetti ai lavori?

Per quanto riguarda le “politiche culturali” abbiamo avviato una serie di incontri con i protagonisti della cultura artistica e scientifica per offrire ai nostri studenti e docenti un quadro aggiornato di cosa accade intorno a loro.
Cerchiamo di mettere insieme proposte diverse, come ad esempio l’incontro con l’astronauta Samantha Cristoforetti, che ha dialogato con due nostre docenti di ingegneria aerospaziale, e quello con il poeta Maurizio Cucchi che ha parlato della memoria del quartiere della Bovisa, dove oggi stiamo allargando il nostro secondo campus milanese.
Mentre per le biblioteche, nella sede centrale di piazza Leonardo da Vinci a Milano, abbiamo appena aperto la “Biblioteca Storica”, che raccoglie i 20.000 volumi più antichi del nostro patrimonio librario, tra cui emerge il fondo donato dal fondatore e primo direttore del Politecnico, il matematico Francesco Brioschi.