Capita nel leggere in quel che è scritto da altri, rispetto soprattutto a notazioni biografiche, di riconoscere sé stessi e, per sincroniche corrispondenze analogiche, perfino talune esperienze del proprio vissuto.
E nel caso in cui l’autore di ciò che oggetto della lettura è qualcuno che si conosce bene, si finisce per comprendere le ragioni profonde delle affinità e degli interessi culturali che, con quel “qualcuno”, si ritiene di intrattenere.
Angelo Torricelli, Disegni dal confino, matita su carta, 17 x 17 cm.
Questa è la sensazione che suscita in me la lettura degli scritti di Angelo Torricelli. E a maggior ragione quando tale scrittura non è soltanto letteraria ma soprattutto segnico-grafica come nel caso del catalogo Disegni dal confino & C. dedicato ai disegni e ai dipinti oggetto della mostra tenutasi a Milano nell’autunno del 2022. Disegni, in gran parte, realizzati, come il titolo della pubblicazione suggerisce, durante un “rigenerativo” soggiorno di confino, imposto dalla recente pandemia, nella dimora di villeggiatura presente nella suggestiva località di Ruta di Camogli posta, come i disegni di Angelo Torricelli evidenziano, lungo la dorsale che divide i versanti del promontorio del monte di Portofino. Un confino isolatore che, paradossalmente, al di là delle tragiche ragioni sanitarie che lo hanno generato, ha consentito ad Angelo Torricelli, in totale compagnia di se stesso, di ascoltare la voce del tempo lungo e delle atmosfere perdute, e rappresentare, con straordinaria eloquenza comunicativa grafica, il silenzio del paesaggio della costa ligure.
Angelo Torricelli, Disegni dal confino, matita su carta, 17 x 17 cm.
Ma non è un caso che il prologo e la conclusione della sequenza dei 37 Disegni del confino, tracciati tra il 26 febbraio e il 17 maggio del 2020, seguita dagli acquerelli e dai disegni a penna dei taccuini narrativi delle esaltanti esperienze polisensoriali dei viaggi nei luoghi dell’imperitura memoria dell’arte e dell’architettura, siano costituiti dall’incipit dei lavori giovanili. Ovvero, la testimonianza grafica del periodo della fase dell’apprendimento e della formazione rivolta alla conoscenza di una complessa fenomenologia artistica operata all’interno di una scuola vocata e dedita a questo tipo di proiezioni cognitive tese al rintracciamento delle radici culturali e identitarie della comunità cui si appartiene.
Angelo Torricelli, Disegni dal confino, acquerello su carta, 21 x 21 cm.
Ed in realtà, la contemporanea iscrizione e frequenza alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e alla Scuola del Nudo all’Accademia di Brera, possono essere comprese come parte consustanziale di un’unica formazione, in questo caso, quella dell’Architetto. Infatti, a differenza di quanto accade oggi nelle nostre scuole di Architettura – segnate da un allontanamento irreversibile dall’arte e dal disegno, quello vero, prodotto da “mani che pensano” (Pallasmaa, 2014), a favore delle ipertecnologie digitali globalizzate, massificate e omologanti – nel passato, per quanto remoto, la formazione dell’architetto prevedeva la frequenza integrativa dell’Accademia del Nudo e della Scuola del Disegno riunite nei diversi collegi delle Belle Arti (Di Benedetto, 2007).
Angelo Torricelli, Disegni dal confino, acquerello su carta, 21 x 21 cm.
D’altronde, come Angelo Torricelli ci dimostra e sostiene, l’architetto dovrebbe disegnare (a mano) continuamente e non trascurare mai, ovunque si rechi, di portare con sé matite e taccuini.
Sono fortemente convinto, oltretutto, dell’azione terapeutica, per l’anima e lo spirito, svolta dall’esercizio manuale del disegno. Non a caso Jung ne L’uomo e i suoi simboli afferma “Non si tratta soltanto di riprodurre ciò che si vede (…) si rende visibile ciò che viene segretamente percepito” (Jung, 1967).
Scrive Torricelli “Non era, né era mai stato centrale per me, il tormento sulla liceità della figurazione; difatti nel saper vedere, e rappresentare fuori dal contesto abituale quei brandelli di realtà su cui l’occhio si sofferma: si mette in atto automaticamente la tecnica dello straniamento, che nelle arti distingue la figurazione degli interpreti autentici dalla mimesi, se fraintesa in senso meramente descrittivo” (Torricelli, 2023).
Angelo Torricelli, Villa Adriana, penna su carta, 15 x 10 cm.
I disegni raccolti nel catalogo costituiscono inoltre, con coerenza e continuità, l’impronta grafica della personalità artistica, del carattere più intimo dell’autore. Essi sono la testimonianza visibile più attendibile e inimitabile degli aspetti reconditi delle sue capacità e sensibilità grafiche.
Sono consapevole che il primo pensiero diviene schizzo quando si riesce a fissare sul foglio dei segni, tracciati con una velocità analoga a quella con cui si forma nella mente il suo corrispondente disegno interno. Non a caso, Angelo Torricelli, nel commento ai disegni dei Taccuini di viaggio, sostiene che “Essi sono una sorta di scrittura rapida, che non ammette esitazioni, per mezzo della quale non imito, né rappresento, ma conosco e mi approprio delle cose facendole divenire frammenti di possibili progetti” (Torricelli, 2023).
Angelo Torricelli, Naxos, penna su carta, 10 x 15 cm.
Certamente, a partire dalle considerazioni espresse, il disegno, manifestato prevalentemente sotto forma di schizzo, risulta più che mai legato, non soltanto al processo “creativo” o “ideativo”, ma al saper vedere, ovvero al vedere come, al vedere cosa al fine di nutrire l’immaginazione artistica con attributo.
Ed hegelianemente Angelo Torricelli dimostra, attraverso le sue opere raccolte nel catalogo, come l’uomo – più che mai se architetto – ha bisogno dell’arte, poiché essa definisce l’intesa tra la dimensione individuale e quella universale nell’ambito della percezione sensibile della realtà materiale e immateriale.
Soltanto tramite l’arte, infatti, l’uomo “eleva alla coscienza spirituale il mondo esterno ed interno come un oggetto in cui egli riconosce il proprio io” (Hegel, 1822-23).
Angelo Torricelli, Paesaggio di San Rocco, 1971, pastello su carta, 82 x 65 cm.
Riferimenti bibliografici
G. Di Benedetto (2007), La scuola di architettura di Palermo 1779-1865, in C. Ajroldi (a cura di), Per una storia della Facoltà di Architettura di Palermo, Officina Edizioni, Roma, pp. 42-126.
G.W.F. Hegel (1976), Estetica (tit. ms., Vorlesungen über die Ästhetik, 1822-23), tr. it. di N. Merker, N. Vaccaro, Einaudi, Torino, p. 39.
C.G. Jung (1991), L’uomo e i suoi simboli [1967], Tascabili degli Editori Associati, Milano.
J. Pallasmaa (2014), La mano che pensa, Safarà Editore, Pordenone.
A. Torricelli, Disegni dal confino & C., Edizioni Efesto, Roma 2023, pp. 10 e 56.
Angelo Torricelli, Autoritratto, 1966, matita su carta, 20 x 16 cm.