Pubblichiamo qui di seguito, l’intervento del fisico e accademico italiano Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica nel 2021, letto al convegno “Transizione: con quali energie”, organizzato dalla Fondazione Carlo Perini nel mese di giugno a Milano (qui).

Sono enormi le sfide poste dal cambiamento climatico, a partire dalla necessità di costruire una economia che si basi su fonti rinnovabili. Sono sfide globali che si possono affrontare solo con il contributo e la solidarietà di tutte le nazioni. Ma non è facile mettere d’accordo ricchi e poveri che nella vita di tutti i giorni hanno interessi talmente diversi. Le diseguaglianze sono forse l’ostacolo più serio per risolvere questi problemi che devono essere affrontati in una prospettiva equa e solidale.
È difficile fare questo in un mondo minacciato dall’incubo delle guerre. Per costruire armi di distruzione di massa l’umanità usa risorse sterminate che potrebbero essere utilizzate per programmi molto più utili. Proprio per questo motivo, insieme a un’altra cinquantina di premi Nobel e alcuni presidenti delle accademie più importanti, ho firmato un appello perché tutti paesi del mondo nei prossimi 5 anni diminuiscano le spese militari del 2% annuo. Non è una proposta rivoluzionaria in quanto si tratterebbe di una riduzione minimale, ma sarebbe un’importantissima inversione di tendenza che ci potrebbe fornire i mezzi per migliorare la vita di tutti fronteggiando le emergenze planetarie.

L’umanità deve fare delle scelte essenziali, deve contrastare con forza il cambiamento climatico. Sono decenni che la scienza ci ha avvertito che i comportamenti umani stavano mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta. Sfortunatamente le azioni intraprese dai governi non sono state all’altezza di questa sfida e i risultati finora sono stati estremamente modesti. Negli ultimi anni gli effetti del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti: le inondazioni, gli uragani, le ondate di calore e gli incendi devastanti di cui siamo stati spettatori attoniti sono un timidissimo assaggio di quello che avverrà nel futuro su una scala enormemente più grande. Adesso che il cambiamento climatico incomincia a influenzare la vita delle persone, incomincia a esserci una reazione forse più risoluta, ma abbiamo bisogno di misura decisamente più incisive e non dobbiamo limitarci al solo salvare la nostra coscienza. Dall’esperienza di Covid sappiamo che non è facile prendere le misura efficaci in tempo.
Sappiamo tutti che il medico pietoso fece la piaga purulenta. La politica ha il dovere di non essere un medico pietoso: dobbiamo affrontare il compito storico e aiutare l’umanità a passare per una strada piene di pericoli. È come guidare di notte: la scienza sono i fari, ma poi la responsabilità di non andare fuori strada è del guidatore che deve anche tenere conto che i fari hanno una portata limitata. Anche gli scienziati non sanno tutto. È un lavoro faticoso durante il quale le conoscenze si accomunano una dopo l’altra e le sacche di incertezza vengono pian piano eliminate. La scienza fa delle previsioni oneste sulle quali si forma, piano piano, gradualmente, un consenso scientifico che poi deve influenzare il consenso politico.

Abbiamo di fronte un enorme problema che ha bisogno di interventi decisi non solo per bloccare l’emissione di gas serra, ma abbiamo bisogno anche di investimenti scientifici. Dobbiamo essere in grado di sviluppare nuove tecnologie per conservare l’energia trasformandola anche in carburanti, tecnologie non inquinanti che si basino su risorse rinnovabili: non solo dobbiamo salvarci dall’effetto serra, ma dobbiamo evitare di cadere nella trappola terribile dell’esaurimento delle risorse naturali.
Occorre pertanto trovare il modo di consumare di meno cominciando dall’aumento di servizi pubblici.
Il risparmio energetico è anche un capitolo da affrontare con decisione: per esempio finché la temperatura interna delle nostre case rimarrà quasi costante tra estate e inverno, sarà difficile fermare le emissioni.
Bisogna potenziare decisamente tutte le fonti rinnovabili, tra queste anche il nucleare anche se le centrali di quarta generazione per ora sono solo prototipi che devono dimostrare la loro validità.
Bloccare il cambiamento climatico con successo è un’impresa che impegnerà l’umanità per moltissimi anni e richiede uno sforzo mostruoso da parte di tutti: è un’operazione con un costo colossale, non solo finanziario ma anche sociale con cambiamenti che incidono sulle nostre esistenze. La politica deve fare sì che questi costi siano accettati da tutti: chi più ha usato le risorse deve contribuire di più, in maniera da incidere il meno possibile sul grosso della popolazione; i costi devono essere distribuiti in maniera equa e solidale fra tutti i paesi: la decenza richiede che i paesi che attualmente incidono sulle risorse del pianeta devono fare gli sforzi maggiori.