È da poco stata aperta al pubblico (l’inaugurazione ufficiale si terrà il 19 dicembre), presso gli spazi espositivi della Galerija DESSA di Lubiana, Slovenia, una interessante mostra che documenta e illustra le più importanti opere di carattere ingegneristico-architettonico realizzate da ingegneri e architetti sloveni nel proprio Paese o in uno degli Stati vicini, nati in seguito alla disgregazione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Kolesarska pot in brv čez Savo, Bohinjska Bistrica, 2013, Stanislav Udovč; Rok Bogataj, Miha Dešman, Eva Fišer Berlot, Vlatka Ljubanović, Katarina Pirkmajer Dešman, DANS arhitekti. Foto: Miran Kambič.

La rassegna, intitolata Skupaj znamo najbolje: slovenski inženirsko-arhitekturni dosežki / Together we know Best: Slovene Engineering and Architectural Achievements (Insieme sappiamo fare meglio: le realizzazioni ingegneristiche e architettoniche slovene), è stata organizzata dalla galleria DESSA, in collaborazione con la Matična sekcija gradbenih inženirjev, Inženirska zbornica Slovenije – MSG IZS (la Sezione principale degli ingegneri civili, Camera di Ingegneria della Slovenia), e cofinanziata dal Ministero della Cultura e da quello dell’Ambiente e dello Spazio della Repubblica di Slovenia.

Viadukt Radlje, Zgornja Vižinga, Radlje, 2002, Metod Krajnc, ISB. Foto: ISB.

Le 40 opere selezionate dalle sei curatrici – Kristina Dešman, Maja Ivanič, Špela Kuhar, Špela Nardoni Kovač, Vesna Perovnik, Damjana Zaviršek Hudnik – ci offrono un prezioso spaccato della produzione civica slovena negli ultimi sessant’anni nel campo delle grandi iniziative infrastrutturali, sia di quella attuale-recente, promossa grazie all’ausilio di finanziamenti statali, ma anche privati, sia di quella passata, realizzata entro i confini dell’ex Jugoslavia, solamente statali.

Viadukt Črni Kal, Črni Kal, 2004, Marjan Pipenbaher, Ponting; Janez Koželj. Foto: Miran Kambič.

Gli esempi presentati riguardano ponti, viadotti, gallerie, torri, impianti sportivi, piste ciclabili, distributori di benzina, funivie, centrali termoelettriche e altre opere di alta qualità ingegneristica e architettonica, che sono state suddivise in sette sezioni tematiche. Tra di esse troviamo i due “storici” distributori di benzina di Tivolska cesta a Lubiana – il primo, del 1968, progettato da Jaklič, Mihelič, Kolarič e Goršič, purtroppo, è stato demolito, mentre l’altro, del 1969, di Prelog e Ravnikar, è, invece, ancora in funzione –, ma anche lo Stadio del Giardino del Popolo di Maribor, costruito negli anni 1960-65, riprogettato nel 2008, e poi ancora di nuovo dallo studio Ofis arhitekti, e inaugurato quest’anno.

Nekdanji bencinski servis na Tivolski cesti v Ljubljani, 1968, Jože Jaklič, Milan Mihelič, Kamilo Kolarič, Tomaž Goršič, Konstrukta. Foto: Virginia Vrecl.

Quello che accomuna le 40 opere in rassegna, oltre alla loro missione civica e qualità progettuale, è una certa audacia ingegneristico-costruttiva mista a un’eleganza architettonica di matrice razionale, dettate ambedue dal desiderio di produrre un minimo impatto visivo e ambientale. Ciò nonostante, il loro inserimento nel paesaggio e nel territorio limitrofo risulta inevitabilmente, a prima vista, dirompente, perché vi introduce una nuova componente artificiale modellata dall’uomo, ingegnere e/o architetto.

Pokriti vkop Medvedjek 1, Doline in Dobrava na dolenjski avtocesti, 2004-09, Iztok Turk, Promico. Foto: Ana Če.

Qui, però, subentra l’abilità dei professionisti adoperati (tutte le opere in mostra sono espressioni del lavoro di gruppo, non di un singolo ingegnere o architetto), che, oltre a essere bravi, devono necessariamente misurarsi con questioni squisitamente tecnico-progettuali, come l’ampiezza di un arco autostradale, la copertura di uno stadio, la campata di un ponte, ma anche con la scelta dei materiali da utilizzare (legno, cemento armato, ferro, pietra), tutto in funzione di un minore impatto ambientale e di un determinato comfort e servizio da offrire all’utilizzatore finale.

Športni park Ljudski vrt, Maribor, 1960-65, 2008, 2022. Boris Pipan, Žnidarič, Tehnogradnje; Alfred Klobasa, Starcon; Milan Černigoj, Aleš Žnidaršič, Katja Žlajpah, Bernard Podboj; Rok Oman, Špela Videčnik, Andrej Gregorič, Nicole Khor, Martina Lipicer, Aitor Casero, Javier Carrera, Ofis arhitekti. Foto: Miran Kambič.

Le 40 realizzazioni progettate dagli architetti e ingegneri sloveni testimoniano quanto possa risultare importante e proficua una stretta collaborazione tra le due discipline coinvolte, l’architettura e l’ingegneria civile, per creare delle valide opere di carattere ingegneristico-architettonico, che presentino un minimo impatto sull’ambiente naturale circostante e che rispettino lo spirito e il potenziale di sviluppo del luogo in cui sono state inserite.

Nordijski center Planica, Rateče, 2012-15, dr. Vojko Kilar, Uroš Žvan, David Koren, Simon Petrovčič, Boris Azinović; Matej Blenkuš, Miloš Florijančič, Klemen Kobal, studio abiro; dr. Ana Kučan, Luka Javornik, Studio AKKA. Foto: Miran Kambič.