Il 6 ottobre è stato reso pubblico il video speciale realizzato in onore delle due vincitrici dell’edizione 2020 del prestigioso Pritzker Architecture Prize: le architette irlandesi Yvonne Farrell e Shelley McNamara.
Il video pubblicato (qui) sostituisce la consueta Cerimonia di premiazione dal vivo, in programma ogni anno presso un importante edificio storico selezionato dai vincitori del Premio, rimandata a causa della particolare situazione sanitaria mondiale.

Yvonne Farrell and Shelley McNamara. Image courtesy of The Hyatt Foundation/The Pritzker Archtecture Prize.

Le due ispirate lectio tenute dalle due fondatrici dello studio Grafton Architects, che hanno scelto come sede la Long Room, la camera principale della Old Library al Trinity College di Dublino, sono precedute da discorsi introduttivi a cura di Martha Thorne, direttore esecutivo del Premio, Tom Pritzker, presidente della Hyatt Foundation, promotore del Pritzker Architecture Prize, Michael D. Higgins, presidente della Repubblica d’Irlanda e Stephen Breyer, presidente della giuria del Premio.
Oltre ad alcuni elementi di una tradizionale cerimonia di premiazione, il filmato presenta immagini inedite delle opere delle architette irlandesi, la 47a e la 48a vincitrice del Pritzker Prize, e i messaggi di congratulazione dei passati vincitori del Premio, tra cui Renzo Piano, Kazuyo Sejima, Balkrishna Doshi, Rafael Moneo e tanti altri.

Università Luigi Bocconi, Milano, photo courtesy of Federico Brunetti. Courtesy of The Hyatt Foundation/The Pritzker Archtecture Prize.

Nel suo discorso Yvonne Farrell, tra l’altro, dichiara “L’architettura è un’arte antica, che ha bisogno che ognuno di noi continui e la trasformi”; inoltre, “Ogni posto sulla terra è unico. Celebrate questo fatto. Essere un’architetta significa aggiungere qualcosa alla crosta di questo fragile pianeta”.
Infine, parlando dalla Long Room, Shelley McNamara afferma “Stare qui quasi da sola in questa stanza, celebrando questo meraviglioso onore del Pritzker Prize, senza pubblico, fa venire in mente il palco vuoto di un’opera di Samuel Beckett. Ma ovviamente non siamo soli. Siamo in uno spazio che contiene tempo, conoscenza e tesori della mente. Possiamo sentire le presenze di tutte le grandi persone che sono passate per questo grande spazio. Abbiamo scelto questa stanza per celebrare il potere dell’architettura qui nella nostra città. In modo che ci sentissimo parte di un ordine più grande, che ovviamente è una delle funzioni dell’architettura”.