Giunto alla ventiseiesima edizione, PHotoESPAÑA – Festival internazionale di fotografia e arti visive, organizzato da La Fábrica –, in corso a Madrid e in altre città spagnole fino al 3 settembre 2023, è un punto di riferimento per comprendere l’evoluzione della fotografia e il suo ruolo nella società. Come afferma Claude Bussac, storica direttrice del Festival, tre sono le linee programmatiche seguite dalle circa cento mostre allestite: l’arte, l’ambiente e il genere.
L’intreccio narrativo di questi temi all’interno del raffinato sistema culturale della capitale spagnola restituisce una sorta di museo diffuso della fotografia che vede Madrid da oltre un quarto di secolo come pietra miliare per la diffusione delle arti visive: musei nazionali, organizzazioni statali, fondazioni e centri per l’arte mettono a disposizione i propri spazi per ospitare il presente e il passato della fotografia, alimentando un vivace dibattito culturale. Al Círculo de Bellas Artes, nelle sale dello straordinario edificio costruito intorno alla metà degli Anni Venti, sono esposti i lavori di quattro tra i più noti artisti contemporanei: Marina Abramović, Orlan, Fina Miralles e Antoni Miralda.
Nella Sala Picasso l’esposizione Vanitas, Marina Abramović riflette sull’ossessione collettiva della morte e sulle paure. Alla video-installazione Seven Deaths, vero e proprio tributo a Maria Callas – in cui sette arie della Divina vengono utilizzate per le performance dell’artista – Abramović affianca le immagini di altre singolari serie fotografiche, come Holding Emptiness, The Kitchen e Back to Simplicity.

Marina Abramović, Black Sheep from the series Back to Simplicity, 2010. ©Marina Abramović, Courtesy of The Marina Abramović Archives, Vegap, Madrid, 2023.

La profonda dimensione teatrale dell’artista francese Orlan si manifesta nella ricerca fotografica Orlan: this is my history… of art, una serie di molteplici interpretazioni riferite ai grandi soggetti della storia dell’arte, dai primi lavori degli anni Sessanta alle più recenti e celebri Auto-ibridazioni (1990-2023), tutti espressione di un forte impegno per l’emancipazione femminile. Orlan fa del proprio corpo il mezzo e la materia del proprio lavoro: rappresentare con la corporeità un’idea di storia dell’arte è un modo per amplificare i contenuti dei grandi capolavori del passato reinterpretandoli nella contemporaneità. A cinquant’anni dalla morte di Picasso Orlan presenta una serie di Auto-ibridazioni ispirate ai ritratti di Dora Maar, la giovane fotografa che per diversi anni fu la compagna dell’artista spagnolo.

Orlan in una performance di fronte alle sue opere. In secondo piano: Orlan, Corps-Sculptures, Tentative de sortir du cadre à visage découvert n. 3, 1966 ©Orlan, Galerie Ceysson & Bénétière, Vegap, Madrid, 2023 e Orlan, Tableaux vivants, Orlan en grande Odalisque d’Ingres, 1977 ©Orlan, Galerie Ceysson & Bénétière, Vegap, Madrid, 2023. Foto: ©Stefano Suriano.

Sempre nella Sala Picasso Fina Miralles (1950) espone The Tree Woman, The Water Woman, un raffinato percorso intellettuale teso a dimostrare come l’arte, la vita e la natura siano strettamente interconnesse. Il gesto fisico nell’ambiente e la relazione del corpo con gli elementi naturali sono decisivi per dare senso alla produzione artistica. La straordinaria sequenza fotografica in cui il corpo viene progressivamente ricoperto di paglia è dimostrativa della potenza espressiva dell’individuo e dell’artista in relazione con il mondo naturale.

Fina Miralles, Relaciones, Relación del cuerpo con elementos naturales. El cuerpo cubierto de paja, 1975. Documentación de la acción de enero de 1975 en Sabadell, Barcelona ©Fina Miralles, Colección Macba, Depósito de La Generalitat de Cataluña. Colección Nacional De Arte. Foto: ©Stefano Suriano.

Nella Sala Goya Antoni Miralda presenta Cowboy’s Dream, un racconto fatto di 114 fotografie scattate in Europa e negli Stati Uniti tra il 1961 e il 1991, ritrovate dal curatore della mostra Ignasi Duarte tra le migliaia di documenti presenti nell’archivio dell’artista. Le immagini, quasi rivelazioni oniriche, mostrano la natura frammentaria e parziale della nostra percezione, che ci spinge a ritenerle quasi assurde o improbabili nonostante la realtà del paesaggio urbano.

Antoni Miralda. Bronx, 1975 ©Antoni Miralda, Vegap, Madrid, 2023.

Singolare, nella Sala Minerva, la mostra Como un torbellino, dedicata al lavoro fotografico di Marie Høeg e Bolette Berg, fotografe norvegesi attive tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento con un loro atelier fotografico che veniva utilizzato liberamente anche come luogo di incontro per le donne e per le lotte relative ai loro diritti. Negli anni Ottanta, in un fienile che era stato di proprietà della coppia, vengono ritrovati dei negativi su vetro che mostravano Høeg e Berg, spesso con altre persone, vestite in modi che infrangevano le rigide convenzioni dell’epoca, con abiti maschili e baffi finti. Le fotografie esposte, provenienti dal Preus Museum di Horten, in Norvegia, sono straordinarie per l’ironia e la modernità, dando uno straordinario contributo al dibattuto tema contemporaneo dell’identità di genere. La selezione di fotografie esposte al Círculo de Bellas Artes include alcune immagini inedite e mai mostrate prima al di fuori del territorio norvegese.

Berg & Høeg, In the studio, Marie Høeg operating the camera, 1894-1903 ©Berg & Høeg, Collection of Preus Museum.

Picasso en foto, allestita presso Fernán Gómez Centro Cultural de la Villa, è uno straordinario omaggio alla vita privata del grande pittore spagnolo vista dalle fotografie che gli amici e le persone a lui vicino gli hanno scattato nel corso della sua vita. Amici tra i quali sono presenti grandi maestri della fotografia come David Douglas Duncan o Lucien Clergue, che lo seguirono da vicino in molti episodi della sua sfera più intima. Duncan, che lo aveva conosciuto a Cannes nel 1956, ha messo in evidenza con le sue fotografie soprattutto il processo creativo che Picasso sapeva inventare e costruire con spontaneità anche a partire dalle più semplici situazioni domestiche. Clergue, che lo aveva incontrato nel 1953 ad Arles, è stato vicino a Picasso fino alla sua morte, nel 1973, fermando con la fotografia molti attimi della vita del pittore che ci consentono oggi di conoscerne abitudini e passioni. Nel 2016 la collezione fotografica di Lucien Clergue è stata acquistata dal Museo Picasso di Barcellona.

L’ingresso della mostra Picasso en foto. Foto: ©Stefano Suriano.

La sezione della mostra con le foto di Duncan. Foto: ©Stefano Suriano.

Alla Fundación MAPFRE, una delle più dinamiche sedi espositive della città di Madrid, sono allestite due importanti mostre fotografiche. Image Cities di Anastasia Samoylova è un progetto fotografico che nasce dall’integrazione e dalla contrapposizione tra il soggetto rappresentato nell’immagine e l’ambiente urbano in una sorta di struttura poetica generata dalla sovrapposizione degli elementi della composizione. La giovane fotografa russa, che afferma di essere giunta alla fotografia attraverso lo studio dell’architettura, ha lavorato a questo progetto a partire dalle foto scattate a Mosca e poi a New York, ma in seguito ha allargato geograficamente lo spettro d’azione in altre città come Amsterdam, Parigi, Londra, Bruxelles, Tokyo, Madrid e Barcellona. Ma tutte queste città sono in fondo una cosa sola: l’intento del suo lavoro è quello di mettere in evidenza la distanza tra il “Brand identity” delle città e la realtà contingente e quotidiana, suscitando attraverso la fotografia una lettura critica rispetto all’apparenza e alla superficialità della città contemporanea nell’epoca della globalizzazione, del consumismo e della speculazione. L’uomo, quindi, si staglia sulle immagini pubblicitarie, di fronte a nuovi e lussuosi complessi residenziali, di fronte a case di moda come in un collage che mette in evidenza tutte le contraddizioni della contemporaneità.

Anastasia Samoylova mentre commenta le sue fotografie all’interno della mostra Image Cities. Foto: ©Stefano Suriano.

L’altra mostra ospitata nelle sale della Fundación MAPFRE è quella dedicata a Louis Stettner. Curata da Sally Martin Katz, è senza dubbio la più importante retrospettiva sul lavoro del fotografo americano fino a oggi, ed è la prima volta che le sue fotografie vengono esposte in Spagna. Con rigoroso ordine cronologico, la mostra ripercorre il lavoro del fotografo dalle prime esperienze a New York e Parigi fino all’uso della fotografia a colori negli anni Duemila, ma è evidente come nel corso della sua vita ritorni sui temi già affrontati in precedenza. New York viene indagata e descritta sia prima che dopo la guerra, Parigi è città d’elezione a partire dalla straordinaria serie fotografica sulla “Città Vuota” (1947-51) e sarà protagonista fino alla fine del secolo. La ricerca della bellezza nella vita quotidiana delle persone è la cifra che ha sempre accompagnato l’opera di Louis Stettner, e il percorso espositivo sobrio e raffinato ne restituisce a pieno il ruolo e l’importanza a livello mondiale.

Louis Stettner, Brooklyn Promenade, Brooklyn, New York, 1954. Imagen de plata en gelatina, 29,8 × 44,8 cm, Cortesía Archivo Louis Stettner, París ©Louis Stettner Estate.

La sezione “Parigi del Dopoguerra: la Città Vuota”, in una delle sale della Fundación MAPFRE. Foto: ©Stefano Suriano.

Negli spazi della Fundación Canal, che in passato ospitavano un elegante deposito sotterraneo di acqua potabile per la città di Madrid, è allestita la mostra Madrid: crónica creativa de los 80, pensata in occasione del quarantesimo anniversario dello Statuto di Autonomia della città. Il percorso espositivo passa in rassegna la cultura degli anni Ottanta in campo culturale, artistico, sociale e persino mediatico. Una cultura che ha plasmato la Madrid di oggi e di cui si sentono ancora gli echi creativi nei manifesti, nei programmi televisivi, nelle riviste dell’epoca.

Il manifesto del film Matador diretto da Pedro Almodovar, 1986. Foto: ©Stefano Suriano.

Singolare l’esposizione presente al Museo ICO, dove vengono diffusamente proiettate le immagini delle serie fotografiche di María Bleda (Castellón 1969) e José María Rosa (Albacete 1970). L’esposizione, intitolata Bleda y Rosa, mostra la diversità di prospettive con cui la fotografia riesce a rappresentare il paesaggio, il territorio e le architetture. Il forte potere evocativo delle immagini che compongono le serie fotografiche Campos de fútbol, Campos de batalla, Ciudades, Estancias, Origen, Memoriales, Corporaciones, Tipologías, Prontuario, deriva dalla lettura sinergica dello spazio fisico naturale, di quello geometrico e del riferimento storico. Una lettura da cui emerge chiaramente la costante tensione tra paesaggio e territorio e tra architettura e memoria, come ha ribadito Marta Dahó, curatrice della mostra. Il progetto, promosso dalla Fundación MAPFRE in collaborazione con la Fundación ICO, coglie la sfida tecnica delle immagini proiettate in una video installazione riuscendo così a restituire la complessità e la completezza – ben 264 immagini – delle celebri serie fotografiche di Bleda e Rosa.

Campos de fútbol, Paterna, 1995 ©Bleda y Rosa, Vegap, Madrid, 2023.

All’interno del Real Jardín Botánico di Madrid si è svolta il 31 maggio l’inaugurazione di PHotoESPAÑA 2023, con il Premio di Fotografia Fundación ENAIRE 2023. La Fondazione è l’istituzione del Ministero dei Trasporti, della Mobilità e dell’Agenda Urbana che gestisce la Collezione d’Arte Contemporanea ENAIRE, una collezione pubblica formata da quasi 1300 opere dei più importanti artisti spagnoli. Ogni anno vengono premiate tre opere che entrano a far parte della Collezione. Il primo premio quest’anno è stato assegnato a Marina Vargas con la sua fotografia intitolata Romper el canon, scattata nel 2021, il secondo premio è andato a Jonás Bel e Rafael Trapiello con la loro opera San Mamés de Burgos (2023) e infine il terzo premio a Cristóbal Ascencio Ramos per la sua opera Bosques (2023).

La fotografia vincitrice del primo premio ENAIRE 2023, Romper el canon, di Marina Vargas.

Sempre all’interno del Padiglione Villanueva del Giardino Botanico di Madrid è in corso l’esposizione José Manuel Ballester. De arboris perennis, un percorso fotografico simbolico che si basa sulla ricerca interiore di connessione con le forme naturali e in particolare con gli alberi, aprendo a spazi solitari e misteriosi che invitano alla riflessione.

José Manuel Ballester, Nuevo Manhattan 3, 2018 ©José Manuel Ballester.

Presso lo spazio culturale della Serreria Belga – un edificio industriale di inizio Novecento recuperato per funzioni espositive – la fotoreporter Marivi Ibarrola espone Yo disparé en los 80, una serie di fotografie che documentano la vitalità culturale degli artisti della Madrid degli anni Ottanta, tra concerti ed eventi pubblici. Con i suoi scatti la Ibarrola ha catturato figure storiche di quella che sarebbe divenuta La Movida Madrileña, movimento sociale e artistico che perdurò per tutto il corso degli anni Ottanta. Particolare attenzione è riservata ai protagonisti della scena musicale, ma tra le numerose fotografie compare anche quella che immortala Andy Warhol nella sua visita a Madrid.

Tra le fotografie di Ibarrola quella con Andy Warhol che presenta la sua esposizione di pistole. Foto: ©Stefano Suriano.

PHotoESPAÑA è presente in molti atelier anche nel quartiere di Carabanchel, ormai divenuto uno dei maggiori centri di creazione artistica contemporanea della città di Madrid. Consentendo al pubblico di visitare gli Open Studios Carabanchel, gli organizzatori di PHotoESPAÑA hanno focalizzato l’attenzione sui progetti di fotografi e artisti visivi che hanno sede nel distretto. Tra gli spazi aperti si segnalano Nave Oporto, uno spazio di lavoro comune per vari fotografi e artisti, e gli studi di Carlos Garaicoa, Juan Baraja e Linarejos Moreno. Quest’ultima, direttore artistico del Master in Fotografia di PHotoESPAÑA, esprime nei suoi lavori una raffinatissima ricerca non soltanto fotografica ma anche sociologica. In particolare, nel progetto On the Geography of Green, alle opere fotografiche di grande formato si accostano tavole di dati sul territorio: il modello sono le tabelle di dati che l’esploratore Alexander von Humboldt utilizzava nei suoi viaggi a inizio Ottocento, e che oggi consentono all’artista un approccio assolutamente originale al modo di intendere la fotografia e di indagare il paesaggio.

Alcuni lavori fotografici del progetto On the Geography of Green nello studio di Linarejos Moreno a Carabanchel. Foto: ©Stefano Suriano.

Con la mostra Deshacer el género, allestita in una piccola e sfarzosa sala del Museo Nacional del Romanticismo di Madrid, Alice Austen (1866-1952) – una delle più attive e sensibili fotografe donne negli Stati Uniti – racconta attraverso le fotografie uno dei temi a lei più cari, quello della sfida ai ruoli di genere. La serie fotografica realizzata per il libro della suffragista irlandese Maria Ward, Bicycling for Ladies (1896), ha contribuito a identificare la donna in bicicletta come uno dei simboli per l’impegno a favore del diritto di voto. Le straordinarie fotografie che raffigurano la modella Daisy Elliot – amante della stessa Austen – mentre sale con dinamismo su una bicicletta divengono testimonianze dell’indipendenza femminile che infrange le consuetudini sociali dell’epoca.

Alice Austen. Daisy Elliot con una bicicletta, 1895. Foto: ©Stefano Suriano.

E infine Bernard Plossu, uno dei grandi maestri della fotografia con la mostra Madrid, allestita nella Sala El Águila – Comunidad de Madrid. A partire dagli anni Settanta fino a oggi Plossu ha collezionato una serie di fotografie che ci restituiscono un’inedita geografia culturale della città di Madrid: un omaggio sentimentale a una città che ha sempre ammirato per le persone e per il modo in cui hanno saputo trasformarla. Persone e luoghi si traducono in immagini di straordinaria intimità e complicità, che rifuggendo ogni forma di spettacolarità esprimono una singolare dimensione poetica.

Bernard Plossu, Madrid, 1993 ©Bernard Plossu.

Bernard Plossu, Madrid, 2010 ©Bernard Plossu.