Il 15 aprile aprirà al pubblico, presso i nuovi (restaurati) spazi espositivi di Ca’ Scarpa della Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso, la mostra fotografica intitolata Carlo Scarpa / Sekiya Masaaki. Tracce d’architettura nel mondo di un fotografo giapponese.
Curata dallo storico J.K. Mauro Pierconti, la rassegna raccoglie 85 fotografie di Sekiya Masaaki (54 a colori e 31 in bianco e nero), che ci restituiscono l’opera del maestro nato a Venezia, ma anche l’architettura stessa – per esempio l’opera di Otto Wagner a Vienna, le rovine di Angkor Wat in Cambogia –, parte integrante del mondo di immagini del fotografo giapponese.

Il Memoriale Brion a San Vito di Altivole, Treviso, 1970-78. Progetto di Carlo Scarpa. Fotografie di Sekiya Masaaki.

L’apparato espositivo è composto attorno a questi due “mondi”, ciascuno con sue diverse sfaccettature personali, che comprendono l’operato di un grande architetto e di un bravissimo fotografo, che si sfiorano, compenetrano, per produrre, infine, risultati eccellenti e, per certi versi, sorprendenti. Così possiamo sostenere che le architetture di Scarpa, mentre vengono raccontate attraverso le immagini di Sekiya, che ne cattura l’essenza e ne restituisce la poesia, allo stesso tempo, trasmettono al fotografo giapponese il giusto “materiale” e spirito per sperimentare e mettere in mostra la propria bravura tecnico-professionale.

Banca Popolare di Verona, progetto di Carlo Scarpa. Fotografia di Sekiya Masaaki.

La mostra si articola in quattro sezioni distribuite nei vari piani di Ca’ Scarpa, di cui gli ultimi due piani sono dedicati alle fotografie che ritraggono le architetture di Carlo Scarpa (1906-1978).
Anche se Sekiya non fa in tempo a riprendere l’intera opera del maestro veneziano, causa la morte prematura, avvenuta nel 2002, il suo archivio comprende diverse migliaia di lastre fotografiche, di cui più di mille per la sola Tomba Brion. Un così alto numero di fotografie rivela il modus operandi di Sekiya, fatto di numerose campagne di ripresa, seguite da periodi di correzione e di selezione, e, poi, da nuove riprese e nuove correzioni. Un processo di continuo raffinamento e di selezione che denota la tendenza alla perfezione del fotografo giapponese nel definire l’esposizione e il taglio dell’inquadratura.

Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Progetto (risistemazione di una parte del piano terra e del giardino) di Carlo Scarpa. Fotografia di Sekiya Masaaki.

Gli altri piani ospitano i lavori fotografici di Sekiya dedicati all’architettura, tra cui l’opera monografica dedicata all’architetto austriaco Otto Wagner, in cui il fotografo ci offre alcune visuali dei grandi edifici di Wagner del tutto sorprendenti, e una selezione di scatti (quasi tutti in bianco e nero) del suo primo lavoro fotografico, quello sulle rovine di Angkor Wat in Cambogia.

Cassa di Risparmio postale a Vienna, progetto di Otto Wagner. Fotografia di Sekiya Masaaki.

Infine, una sezione di Ca’ Scarpa illustra l’attività di Sekiya Masaaki come promotore di fotografi di talento: vi sono raccolte alcune grandi immagini (ancora inedite, ritrovate nell’archivio di Sekiya) della fotografa di strada Aiko Hattori, che ha realizzato una serie di reportage sulla vita di Tokyo negli anni Ottanta. Praticamente agli antipodi, sono due le realtà ritratte dalla fotografa giapponese: il mondo giovanile, ritratto nelle sue espressioni di esuberanza, e quella del mondo del lavoro, apparentemente serio e rigoroso, con le strade di Tokyo come trait d’union di loro avventure (vere o presunte tali).

Dancing venus, Tōkyō. Fotografia di Aiko Hattori.

Accompagna la mostra il volume Carlo Scarpa / Sekiya Masaaki. Tracce d’architettura nel mondo di un fotografo giapponese / Traces of architecture in the world of a Japanese photographer, di J.K. Mauro Pierconti, di 224 pagine e 329 immagini, edito dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga Edizioni.

Museo di Castelvecchio, Verona, progetto di restauro di Carlo Scarpa. Fotografia di Sekiya Masaaki.