La cantina San Michele Appiano è una delle cooperative di maggior successo al mondo, i loro vini godono di una reputazione internazionale e ricevono numerosi riconoscimenti. È stata fondata nel 1907, con un edificio principale costruito in stile storicista, ed è stata ampliata e rinnovata più volte nel corso degli anni. Queste estensioni sono state accompagnate da Walter Angonese a partire dal 1998, inizialmente insieme a Markus Scherer e in seguito con Flaim Prünster Architekten.
In tutti questi anni l’amministrazione, l’enoteca, la cantina barrique, una sala degustazione e ora l’edificio per il conferimento uva e la vinificazione sono stati man mano adeguati e aggiunti. Mentre altre cantine e cooperative sono state talvolta tentate da spettacolari architetture vinicole, la cantina San Michele Appiano – sotto la direzione del noto enologo Hans Terzer – ha sempre insistito sull’adeguatezza e la coerenza con le rispettive possibilità e continua costantemente a insistere su una graduale e attenta espansione.

Foto: Samuel Holzner. (cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)

L’ultima di queste estensioni ospita quindi il conferimento uva e la vinificazione. Un edificio con un volume totale di oltre 40.000 m3, suddiviso su tre piani di altezza generosa. La topografia esistente ha permesso di posizionare questo imponente edificio in modo che venga percepito dall’esterno come una costruzione formata da un solo piano. Il budget limitato e le tempistiche ridotte (il progetto doveva essere realizzato nei 10 mesi tra le vendemmie) hanno spinto architetti e ingegneri a optare per elementi prefabbricati in calcestruzzo. Da un punto di vista semantico, questi elementi fabbricati industrialmente e prodotti in serie riflettono anche la funzione che questo edificio avrebbe dovuto svolgere. È un edificio puramente funzionalista, che normalmente non è sotto gli occhi del pubblico.
Quale ruolo può svolgere l’architettura in questo caso? Accettate queste premesse si è lavorato per nobilitare questa tecnica di costruzione, senza metterne in discussione la natura, materialità, caratteristiche e tettonica.
Pilastri quadrati ruotati di 45 gradi, un percorso di accesso e un disegno compositivo spaziale delle altezze a seconda delle esigenze funzionali in proporzioni armoniose sono elementi mirati a irritare il visitatore. Questo infatti si trova circondato da figure e forme che la sua esperienza visiva non associa agli edifici industriali.

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Anche le partizioni verticali sono state progettate allo stesso modo: grandi pareti prefabbricate in cemento che consentono una costruzione rapida, aperture quadrate ruotate di 45 gradi, che conferiscono una percezione romboidale e consentono quindi un’interpretazione su più livelli; l’angolo tagliato della grande sala di conferimento uva e il tetto spiovente instaurano un dialogo con l’imponente edificio della cantina dei primi del XX secolo e si pone così in secondo piano rispetto ad esso.
La sala del conferimento uva è accessibile da est durante il raccolto, ha uno spazio molto ampio e senza colonne di oltre 1.000 m2, dove trovano spazio le vasche di scarico e i macchinari per la pulizia delle casse. Le uve vengono consegnate con trattori, il che richiede misure acustiche. Questa problematica è stata risolta insieme all’artista Manfred Alois Mayr attraverso un’installazione a soffitto di oltre 600 tini.
La sala di conferimento uva e la vinificazione sono spazi puramente funzionali con dimensioni quasi industriali.
Più di 300 soci consegnano le loro uve durante la vendemmia. Queste vengono immediatamente lavorate e preparate per la fermentazione. La consegna avviene al piano superiore, accessibile tramite rampe. Il mosto segue un percorso dall’alto verso il basso dell’edificio e raggiunge – sfruttando la forza di gravità e senza l’ausilio di pompe – i sistemi enotecnici sottostanti (presse, serbatoi di fermentazione, ecc.).
Il primo seminterrato è direttamente collegato al livello del cortile sul lato est, in modo che la vinaccia possa essere rapidamente rimossa dalle presse. La maggior parte della fermentazione si svolge nel secondo interrato, spazio caratterizzato da un’altezza di oltre nove metri. Due scale e un montacarichi costituiscono la distribuzione verticale. Per motivi igienici, il pavimento industriale è stato trattato a resina epossidica, porte e cancelli neri cercano di evocare una nobile semplicità nel dialogo con il calcestruzzo prefabbricato. I guardrail arancioni e neri, interpretati come parapetti, sono stati scelti con l’intento di sottolineare l’aspetto puramente funzionalista della costruzione.

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Extension St. Michael Eppan Winery

The St. Michael-Eppan Winery is rated among the most successful winegrowers cooperative worldwide. Its wines are known internationally and receive frequent recognition and prizes. Since the founding in 1907, with a classical style main building, the winery has been continuously extended and refurbished. For more than 20 years these extensions are designed by Walter Angonese, at first in collaboration with Markus Scherer, now with Flaim Prünster Architekten. All these years have seen the addition or refurbishment of the administrative building, the wine shop, the barrique cellar, one of the tasting rooms and finally the big production hall. While other wineries on some occasion allowed themselves to be seduced by spectacular “wine-architecture”, the St. Michael-Eppan Winery – led by the renown oenologist Hans Terzer – always concentrated on a sense of reasoned appropriateness in its architectural projects.
The most recent addition is the production hall, a new building with a volume of over 40.000m³, distributed on three floors. The existing topography of the building site made it possible to position the large building in a way that it is perceived from the outside as a one storey construction.
Limitations on budget and construction time (the project had to be finished in the 10 months between harvests) where an indicator for architects and engineers to opt for a construction with prefabricated concrete elements. These serially produced building blocks correspond to the semantic role of the building in the ensemble of the winery: a purely functional ‘Zweckbau’, that finds itself usually not included in the official visitors parcour.
How to approach architecture in this situation? By accepting the circumstances as given and by trying to elevate this simple construction technique without questioning its nature, materiality and tectonics.

Photo: Samuel Holzner. (click on the image to view the photo gallery)

Square concrete pillars that have been rotated by 45° and the harmonic proportions of the storey-heights suggested by its technical requirements are elements used to confound the visitor, who finds himself confronted with figures and forms one does not usually associate with an industrial building. A similar approach has been used for all rising building elements: the large surfaces of the prefabricated elements, the rotated square openings and the truncated roof, which initiates a dialogue with the historic winery building and positions the new construction in its background.
The grapes are brought in with tractors to the 1.000 m² column free space on the top floor, which required acoustic measures. In collaboration with the artist Manfred Alois Mayr this issue has been solved through the installation of over 600 harvest tubs on the ceiling.
The process of winemaking for a cooperative of more than 300 members requires a functional space of almost industrial dimensions. The delivery on the top floor allows the processing of the mash following the concept of ‘natural gravity flow’ onto the lower levels where the destemmer, grape press and the fermentation tanks are located. The two staircases and a freight elevator are positioned on the outer perimeter of the buidling in order to allow intuitive orientation. The industrial floor wass painted with wine red epxy resin in order to meet hygenic demands.
Together with the black industrial gates and the concrete elements the colour scheme tries to evoke elegant simplicity. Orange and black guard rails are used as parapets to underline the functionalist approach.

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Erweiterung Kellerei St. Michael

Die Kellerei Sankt Michael Eppan zählt zu den erfolgreichsten Kellereigenossenschaften weltweit, ihre Weine genießen einen internationalen Ruf und wurden vielfach prämiert. Man kann sie als einen – auch wirtschaftlich sehr erfolgreichen – Vorzeigebetrieb bezeichnen.Seit ihrer Gründung im Jahre 1907, mit einem im historizistischen Stil errichteten, Hauptgebäude, wurde sie immer wieder um Gebäudeteile erweitert und umgebaut. Seit 1998 begleitet diese Erweiterungen Walter Angonese, zu Beginn gemeinsam mit Markus Scherer, heute mit Flaim Prünster Architekten. In all diesen Jahren wurde sukzessiv die Verwaltung, die Önothek, die Barriquekeller, ein Verkostungsraum und nunmehr die grosse Abladehalle mit der Vinifikation umgebaut bzw. neu errichtet. Während andere Kellereien und Kellereigenossenschaften sich mitunter zu spektakulären Weinarchitekturen verleiten haben lassen, hat die Kellerei Sankt Michael Eppan – unter der Leitung des bekannten Önologen Hans Terzer – stets auf eine gewisse, den jeweiligen Möglichkeiten entsprechende, Angemessenheit gepocht und stetig an ihren Beständen weiter oder umgebaut.
Die letzte dieser Erweiterungen ist die oben angesprochene Abladehalle, mit der Vinifikationseinheit. Ein Gebäude mit einem Gesamtvolumen von über 40.000 m3, aufgeteilt auf drei sehr hohen Geschossen. Die vorhandene Topografie, die noch aus der Gründungszeit herrührt, machte es möglich, dass dieser – doch sehr grosse – Bau von aussen als eingeschossiger Bau wahrgenommen wird. Ein starker Kosten und Zeitdruck (das Projekt musste in 10 Monaten zwischen den Ernten über die Bühne gehen) haben dazu geführt, dass nach dem Aushub zeitnah begonnen und schnell gebaut werden musste, was Architekten und Ingenieure, dazu veranlasst hat mit Betonfertigteilen zu agieren. Diese industriell gefertigten, seriell hergestellten Bauteile widerspiegeln auch aus semantischer Sicht die Rolle, die man diesem Gebäude im Ensemble zugedacht hat. Ein rein funktionalistisch gedachter Zweckbau, der normalerweise außerhalb des Besucherparcours liegt.
Welche Rolle kann dabei die Architektur spielen? Nun nimmt sie vorab diesen Sachzwang als gegeben auf und versucht aus dieser, ansonsten einfältig konnotierten Bautechnik etwas Edleres zu machen, ohne ihr Wesen, Materialität, Charakteristik und Tektonik in Frage zu stellen.

Plan Level 0. (click on the image to view the photo gallery)

Um 45 grad rotierte, quadratische Stützen, ein Erschließungsparcour, eine raumkompositiorische Gestaltung der Höhen je nach funktionalen Erfordernissen in harmonischen Proportionen und einiges mehr sollen den Betrachter irritieren. Dieser findet immer wieder Figuren und Formen vor, die seine Wahrnehmung nicht mit Industriebauten assoziiert. In nämlicher Weise wurden auch die aufgehenden Bauteile konzipiert: grossflächige Fertigbetonteile, die ein zügiges Erstellen erlauben, um 45 grad rotierte quadratische Öffnungen, die eine rhomboide Konnotation ins Spiel bringen und dadurch mehrschichtige Interpretationen erlauben; eine Abkantung der grossen Ablieferungshalle mit einem schrägen Dach, das zum einen einen angemessenen Dialog mit dem doch wichtigen Kellereibau aus dem frühen 20igsten Jahrhundert erlaubt und das Gebäude, ob seiner Massivität in die zweite reihe treten lässt und zum anderen adäquate Dachvorsprünge im Bereich der Einfahrten gewährleistet.
Die Anlieferungshalle wird während der Ernte von Osten her erschlossen, sie verfügt über einen sehr grossen, stützenfreien Raum von über 1.000 m2, wo neben den Abladetrögen, die Kistenreinigung etc. von statten geht. Die Anlieferung des Traubenguts erfolgt mit Traktoren, was akustische Massnahmen erforderte. Diese wurden gemeinsam mit dem Künstler Manfred Alois Mayr über eine Deckeninstallation von über 600 Lesebottichen eingelöst. Zum historischen Hauptbau hin wird das Gebäude mit einer autonomen Glasfuge abgeschlossen, ein direktes Anschliessen hätte die oben angesprochene Episodenhaftigkeit in der Geschichte der Kellerei relativiert.
Bei der Anlieferungshalle und der Vinifikation handelt es sich im Übrigen um reine Funktionsräume – bei einer Grösse wie jener der Kellerei Sankt Michael Eppan – mit fast industriellem Ausmass. Mehr als 300 Mitgliedsbetriebe liefern während der Erntezeit ihr Traubengut an, welches sofort verarbeitet und für die Gärung vorbereitet werden muss.
Die Anlieferung erfolgt im obersten – ein durch Rampen und die topografischen Voraussetzungen erschlossenes – Geschoss. Die Maische kann von oben mit der natürlichen Schwerkraft (natural gravity flow) und ohne Pumpen auf die darunter liegenden önotechnischen Anlagen (Rebel, Pressen, Gärtanks etc.) zugeführt werden.
Das erste Untergeschoss steht zudem in direkter Verbindung mit dem Hofniveau im östlichen Bereich, sodass die Stingel und die Trestern aus den Weinpressen schnell nach aussen abgeführt werden können. Im zweiten Untergeschoss – mit einer Raumhöhe von über neun meter – erfolgt grösstenteils die Gärung. Zwei Stiegenhäuser und ein grosser Lastenaufzug, sowie eine grosser Einbringschacht für Stahlfässer ergänzen die vertikalen Erschließungen. Der Industrieboden musste aus hygienischen Gründen mit einer Epoxidlasur versehen werden, schwarze Türen und Tore versuchen im Dialog mit dem Beton der Fertigteile eine edle Einfalt zu evozieren.
Orange und schwarze Leitplanken, als Brüstungen interpretiert, sollen den rein funktionalistischen Aspekt noch stärker aufzeigen.

Construction site. Photo: Walter Angonese. (click on the image to view the photo gallery)